domenica 31 luglio 2016

La bussola di Dio



Quanto fatichiamo per le vanità! (cf. Qo 1,2;2,21-23) 
Vanità significa "inconsistente", "vuoto"... 
Quanto tempo sprechiamo a riempirci di cose vuote
Quanto tempo perdiamo a farci belli esteticamente, a curare relazioni opportunistiche o virtuali senza renderle fruttuose e belle, senza farle tendere a cose che possano aiutarci a crescere umanamente! 
Di quante cose inutili riempiamo la nostra vita solo perché crediamo che quelle ci fanno sentire pieni e realizzati!

Questo accade perché non siamo in grado di seguire l'invito di san Paolo: "Cercate le cose di lassù" (Col 3,1-5.9-11). 
Solo "le cose di lassù", quelle che riguardano Gesù, mi aiutano a diventare una persona vera, concreta, che abbia il sapore di qualcosa, che sia capace di ragionare e dare un senso bello e pieno alla mia vita!

Quanta gente vuota vagabonda! Quante persone superficiali e senza un nobile fine di vita ci circondano! Quanta gente pigra e incapace di prendere in mano la "bussola di Dio", la sua Parola, e di orientare la propria vita verso di Lui!

Anche a Gesù è capitato di incontrare questo genere di persone: quando nel Vangelo si racconta di un uomo che chiede l'intervento del Figlio di Dio circa una questione di eredità, di denaro, ovvero della cosa più materiale ed effimera che non potrà essere portata in cielo! Gesù si rifiuta di rispondere e pone una domanda destabilizzante per riportare l'attenzione sul vero fulcro: "Chi mi ha costituito giudice sopra di voi?" (Lc 12, 14). Gesù sta chiedendo: posso forse occuparmi delle vostre sciocchezze, delle cose basse, io che sono stato mandato sulla terra per farvi riflettere sulle cose più importanti e alte?

Siamo di nuovo di fronte a un caso in cui si vuol fare dire a Gesù ciò che vogliamo, vogliamo farlo ragionare come ragioniamo noi. 
Quante volte cerchiamo in Dio la giustificazione ai nostri errori, ai nostri interessi (politici, economici, di potere...) proprio come fa il terrorismo islamico! Proprio come ci sta ricordando il Papa: non è guerra di religioni, ma di interessi! 

Gesù non vuole farsi complice delle nostre bassezze!

Dunque il problema è l'egoismo, il desiderio sfrenato di possedere beni materiali perché ciò mi dà sicurezza. Ma le cose materiali che crediamo valere qualcosa creano illusione e prima o poi 
l'illusione genera delusione... 
e restiamo con un pugno di mosche.


Gesù è chiaro nel farmi capire che la mia vita non dipende dalle cose che possiedo... valgo molto di più! Cristo è morto per me per farmi capire questo!

La questione è verso chi stiamo orientando la nostra vita: verso me stesso o verso Dio? Accumulo beni che resteranno in terra o mi inizio a preparare per ciò che mi aspetta dopo la morte che non so quando arriverà?
Ecco perché Gesù chiama stolto/vuoto "chi accumula tesori per sé e non arricchisce per Dio" (Lc 12, 21).

E io chi voglio arricchire, Dio o il mio io?
Verso cosa sono orientato? Chi è la mia bussola?



martedì 26 luglio 2016

L'attesa che premia

Il Signore attraverso le sue azioni glorifica sempre il suo nome: l'ha promesso e lo farà ancora. 

Ecco perché Geremia dice "in te noi speriamo perché tu hai fatto tutto questo": dopo aver visto manifestarsi  la gloria di Dio, capisce che Dio continuerà a rendere gloria al suo nome anche in futuro (cf. Ger 14, 17-22).
Dopo tantissimi anni il Signore ripropone, in chiave diversa, questa promessa dicendo che la zizzania e il grano devono convivere finché il Figlio dell'uomo manderà il suo angelo a raccogliere ciò che è buono separandolo da ciò che è male. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro (cf. Mt 13, 36-43).

Questo invito di attesa fiduciosa, il Signore lo ripete a me oggi per ricordarmi che non devo mai stancarmi di attendere il suo intervento, anche quando tutto sembra andare a rotoli, anche quando gli eventi che si succedono lasciano pensare a un Dio che dorme!
Anna e Gioacchino hanno atteso tantissimi anni di sterilità prima che Dio manifestasse la sua gloria permettendo ad Anna di dare alla luce la Donna Pefertta, Colei che poi ha dato al mondo Gesù, la Gioia promessa!

Dio attende pazientemente e fiduciosamente la mia conversione... io so attendere Lui?

Quanto mi fido di Dio?
Sono già stanco di aspettare il suo intervento?
So attendere pregando costantemente?


lunedì 25 luglio 2016

Il Paradiso non è per i ruffiani!

Se crediamo in Gesù solo per arruffianarcelo e andare in Paradiso come hanno cercato di fare Giacomo e Giovanni (cf. Mt 20, 20-28), stiamo completamente sbagliando strada!

Il Paradiso non è il fine della nostra vita, 
ma la conseguenza di come ce la siamo giocata, 
di quanta fede abbiamo avuto e di come abbiamo creduto.

A Gesù ci devo crede perché mi piace il suo messaggio, mi piace la sua proposta di vita perché la ritengo valida e voglio col mio esempio diffondere la gioia che mi provoca, ed essere Suo testimone. Ecco che allora mi potrò meritare il Paradiso. 


Il Paradiso non è il premio per i buoni, 
ma la dimora divina dei fedeli, 
la gioia eterna di chi ha voluto scommettere in Cristo. 


Perché credo?


domenica 24 luglio 2016

In connessione con Dio


Chissà quante volte ci siamo collegati a internet per cercare qualcosa su Dio: un'immagine, la risposta a dei dubbi, delle testimonianze, dei consigli per la preghiera...

La questione è proprio qui: non è ad internet che ci dobbiamo collegare per conoscere e comprendere Dio, ma a Dio stesso! Come fare allora per connettersi al Signore? Ce lo insegna Gesù (Lc 11, 1-13): pregate! 

È la preghiera il nostro wifi che ci connette direttamente a Dio... gratuitamente e illimitatamente! È nella preghiera che faccio la mia ricerca su Dio senza spendere Giga o incorrere in tentazioni che possano alterare la mia ricerca.

Pregare non è difficile, ce lo insegna Gesù stesso: "Quando pregate dite: Padre, sia santificato il tuo nome...": 
Dite: Gesù ci insegna che poiché Dio è Padre, non bisogna ripetere solo formule standard, ma bisogna parlare con Lui. Pregare significa parlare in maniera confidenziale e insistente col Signore, proprio come fa Abramo per far cambiare idea a Dio che vuole sterminare Sodoma e Gomorra (Gn 18, 20-32): Abramo nella sua costante preghiera ha compreso il cuore di Dio e ora ragiona come Lui, permettendosi di "consigliargli" cosa fare... 

Sia santificato il tuo nome: è vero che la preghiera deve essere insistente perché il Signore ci ascolti, ma non dobbiamo solo chiedere, Gesù ci insegna che dobbiamo anche imparare a santificare, glorificare Dio. Dio non è un supermercato al quale mi reco quando mi serve qualcosa, è una persona e come tale va rispettata e le va data la Sua importanza... tanto più se è Dio. Che senso ha pregare da soli solo per avanzare richieste, senza contraccambiare l'unica richiesta che Dio ci fa ovvero imparare il Suo amore con la celebrazione dell'Eucarestia domenicale e festiva?

Che rapporto ho col Signore? Di opportunismo, o una relazione tra padre e figlio?
Come prego? Cosa chiedo al Padre?

Tante volte le nostre preghiere sono piene di richieste veramente assurde che fanno cadere la connessione con Dio perché sono come un virus: ci fa credere che quella cosa sia utile e bella, invece appena entra in circolo manda in tilt la connessione, il rapporto mio con Dio.

Dio sembra che non ci ascolti, ma ci ascolta a modo suo: anzitutto ci prova nella costanza della preghiera, nella richiesta che parta veramente dal cuore (come per Abramo) e poi per darci la possibilità di riflettere se quella cosa è veramente utile alla nostra vita. 
Dacci il nostro pane quotidiano significa proprio questo: dacci ciò che Tu sai essere veramente utile alla nostra vita... Non solo alla mia

Se iniziassimo a scaricare sul nostro cellulare o sul nostro PC tutte le applicazioni esistenti al mondo, anche solo per curiosità, prima o poi il nostro dispositivo si rallenterà fino a non funzionare più, e morire!

Restiamo collegati a Dio, con la preghiera costante, col dialogo confidenziale, imparando a glorificare anzitutto il Suo nome, e chiediamogli il dono dello Spirito Santo che ci aiuti a capire ciò che è veramente utile alla nostra vita, il nostro vero pane quotidiano. E ne avremo in abbondanza!




venerdì 22 luglio 2016

Chi cerca trova...


Che bella la ricerca ansiosa del suo sposo che nel Cantico dei Cantici la sposa fa (cf. Ct 3,1-4). Che bello sarebbe cercare Gesù con quello stesso desiderio, sapendo che lui non ci deluderà.

Il Signore si fa trovare da chi lo cerca. 

La Maddalena è l'esempio lampante (cf. Gv 20,1-2.11-18). Lei con tutti i suoi peccati capisce che solo Gesù le darà la gioia vera, quella eterna. E va al sepolcro per stare con lui anche da morto... E invece il Signore si fa trovare vivo. E in lei esplode l'amore, rinasce la vita!
Chi cerca trova...

Io cosa cerco? Chi cerco? Come cerco?



giovedì 21 luglio 2016

Chi si accontenta... muore


A ben vedere Gesù usa le parabole per spiegare e far meglio conoscere le realtà del Regno dei cieli... ma non tutti le comprendono. Perché? Perché da sempre l'uomo ha avuto difficoltà (volitive) a scendere nel profondo delle cose. 
Eppure nelle profondità delle cose, e dell'uomo, si trova ciò che ci eleva a Dio.

In fondo Gesù lo aveva detto: "guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono" (Mt 13, 13).

Dio ha saputo scendere nelle profondità umane 
per elevarmi e attirarmi a Sé... 

E io cosa faccio? 
A me non interessa elevarmi: non ho tempo per scendere nel profondo delle cose, delle Scritture, della fede, dei pensieri, dell'umano... Preferisco essere superficiale e bermi tutto ciò che mi propinano senza mai verificare con la mia esperienza personale ciò che è vero e ciò che non lo è.
Non mi interessa cercare di capire cosa vuol dire l'altro o sforzarmi di capire il suo punto di vista. Non mi interessa neppure guardare oltre il mio naso, altrimenti potrei accorgermi che qualcuno ha bisogno di un mio possibile aiuto... e non ho tempo per gli altri.

Quante relazioni (reali e virtuali) superficiali viviamo oggi!
Quanti sentimenti banalizzati ci buttano addosso. Anche il male ormai non fa più male. 
Senza radici profonde, i rapporti si frantumano come castelli di sabbia. È sempre più difficile coinvolgersi in un impegno che duri tutta la vita. Se non riesco ad andare oltre la superficialità mi sfuggirà sempre il senso di ciò che vivo.

Mi accontento, credendo di essere veramente contento... 
ma in realtà muoio lento...


Ecco che Gesù propone l'unica via per una vita piena: "beati i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano" (Mt 13, 16).

Solo sforzandomi di cercare Dio ovunque e ascoltando i suoi insegnamenti posso essere veramente felice: allora "non mi accontenterò più del meglio che potrò trovare, ma cercherò l'ottimo" (cf. La potenza del pellicano, p. 188).




mercoledì 20 luglio 2016

Dio ci invia la richiesta di amicizia




Una delle più belle pagine della Bibbia è la vocazione di Geremia (1, 1.4-10).

Dio gli chiede l'amicizia, gli chiede di dar voce alle Sue parole, ma il profeta ha paura, perché non sa parlare, ma viene incoraggiato: il Signore gli ricorda che deve annunciare ciò che Lui gli ordinerà, che non sarà lasciato solo perché "Io sono con te per proteggerti". 

È come se noi fossimo la bacheca sulla quale Dio vuole scrivere per dar voce alla Sua Parola. Noi non dobbiamo preoccuparci di nulla, dobbiamo solo condividere e farlo conoscere ai nostri amici. Il resto lo farà Lui, come quel seminatore che uscì a seminare e nel tempo vide i frutti insperati (cf. Mt 13, 1-9).

Quante persone credono che evangelizzare significhi chissà-cosa-dire e chissà-cosa-fare e si tirano indietro alla missione che il Signore affida a ciascuno!

Quanti ragazzi, pur sentendo la vocazione al sacerdozio, credono di non essere all'altezza e abbandonano Dio nel momento del Suo "bisogno".

Ognuno di noi è oggetto di fiducia: 

Dio ci invia in ogni momento la Sua richiesta di amicizia
ma puntualmente noi la rifiutiamo 
(per paura, per pigrizia, per codardia, per vergogna...).

Lasciamoci trasformare dalla Parola e diventiamo "parola" per gli altri. A lungo andare vedremo le diverse reazioni che solo Lui sa suscitare... e non saranno sterili Like!





martedì 19 luglio 2016

Altrimenti son chiacchiere!

Dio "si compiace di manifestare il suo amore" (Mic 7, 18) dice il profeta, e Gesù sottolinea chi è il destinatario privilegiato di questo amore: "chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli" (Mt 12, 50). 

Saremo veramente cristiani se ci impegniamo a vivere secondo l'insegnamento di Gesù. 

Cristiano è da intendersi come "parente" di Cristo, per il quale uno "è per me fratello, sorella e madre" (Mt 12, 50) se fa la volontà di Dio mettendo da parte il modo di pensare umano.

Altrimenti sono solo chiacchiere! 




lunedì 18 luglio 2016

Tu sei il segno di Dio




Ci risiamo: l'uomo (sempre più incredulo) vuole dei segni da Dio per credergli. 

Gesù ha detto chiaramente che non avremo altri segni, perché è Lui il segno! (Cf. Mt 12, 38-42)

Se vogliamo vedere regnare Dio in mezzo a noi, se vogliamo la pace, se vogliamo vivere bene, dobbiamo "solo" fare quello che Lui stesso ci ha detto attraverso i profeti: "praticare la giustizia, amare la bontà, camminare umilmente con il tuo Dio" (Cf. Mic 6, 6-8). 

Ciascuno di noi può essere segno di Dio se saprà mettere in pratica questi insegnamenti.

Perché ce la prendiamo con Dio se le cose di questo mondo non vanno bene a causa delle nostre mancanze?

E io cosa faccio? Come mi comporto?



domenica 17 luglio 2016

Ospitare fa rima con ascoltare


Chissà quante volte ci è capitato di ospitare una persona e preoccuparci che potesse trovarsi quanto più possibile a suo agio... magari però questa nostra preoccupazione l'ha messa proprio a disagio.

L'ospitalità è un atteggiamento squisitamente cristiano (pensiamo ai tanti istituti cristiani che hanno il carisma dell'ospitalità). Una delle opere di misericordia è proprio "dare rifugio al pellegrino".

Nel Vangelo di Luca (10, 38-42) l'evangelista pone l'attenzione su Gesù e i discepoli sottolineando come questi portando in casa la Parola riescano a capovolgere tutte le abitudini e i modi di fare di quella famiglia. Un esempio per tutti è proprio quello di Marta e Maria.

Marta, convinta che per ospitare bisogna servire, addirittura tenta di conquistarsi la simpatia dell'ospite facendo emergere il mancato aiuto della sorella... Ma Gesù la rimprovera: ospitare è importante, ma non è l'unico atteggiamento che Gesù ci ha insegnato!
Maria si preoccupa di intrattenere l'ospite donandogli il proprio tempo, mettendosi in ascolto. 

L'ascolto è il tipico atteggiamento del discepolo.

Gesù vuol essere ascoltato. Prima di fare ho bisogno di ascoltare, di imparare da Gesù: è il Signore che mi dice cosa devo fare.

Potrei mai pensare di scrivere se non ho mai imparato l'alfabeto? Potrei mai pensare di leggere se non ho mai imparato a riprodurre il suono delle lettere? Potrei mai amare se non ho mai ricevuto amore?

Il servizio non deve assillare, altrimenti rischia di far dimenticare l'atteggiamento dell'ascolto. Gesù non privilegia un atteggiamento, bensì riconosce che entrambi sono importanti e vanno insieme, ma uno è consequenziale all'altro.

Troppe faccende impediscono la compagnia...

Quante volte vado a Messa e sono distratto al pensiero di ciò che devo fare dopo, o da quello che mi è vicino... 
Quante volte non vedo l'ora che la Messa finisca presto in modo da poter scappare senza nemmeno fermarmi un po' a riflettere su ciò che abbiamo celebrato, sulla Parola che Dio ci ha rivolto, su anche solo una parola che mi ha colpito dell'omelia...

Quante volte faccio-faccio-faccio, ma non ho tempo per la preghiera, per la Messa... sono troppo impegnato (forse illudendomi che grazie al mio tanto fare cambierò il mondo) e non ho tempo per Dio...
Quante volte preferisco fare tante opere buone che mi facciano sentire più bravo, anziché stare in preghiera col Signore a farmi dire cosa e come devo fare...

Affannarsi e agitarsi, il sempre fare e il sempre dire è un atteggiamento pagano, non a caso Gesù ci ha insegnato il Padre Nostro esortandoci: "pregando non sprecate parole come i pagani" (Mt 6, 7).
Pregare significa anche saper stare, mettersi in ascolto. Amare il Signore vuol dire anche saper stare in silenzio, fermi, ascoltare quella Parola che intende animare e significare le mie azioni e mi purifica il cuore.

Fare molto è indubbiamente segno di amore, ma può anche far morire l'amore, perché trascura la relazione con l'altro...

Quanti genitori o nonni non avendo tempo per stare coi figli o i nipoti pensano di "comprarsi" l'amore del bambino riempiendolo di cose, ma privandolo del tempo. 
Quanta gente oggi è depressa perché non ha nessuno con cui parlare, non c'è nessuno più disposto ad ascoltarla. 
Quanti anziani muoiono di solitudine perché non c'è più un momento, in questo frenetico mondo, per fermarsi un po' con loro... Non è forse con l'altro che incontro Dio?

Ospitare non significa riempire di cose, ma mettersi in relazione. E la relazione nasce dall'ascolto.

Dio non vuole le nostre parole o le nostre cose, 
vuole solo la nostra compagnia, il nostro tempo.

L'amore è una relazione: amare vuol dire "darsi all'altro", non "dare qualcosa all'altro". È sul dono di sé che saremo giudicati; è sull'imitazione di Gesù che si dona in croce che ci giochiamo la nostra fede.

Io come ospito Dio?



venerdì 15 luglio 2016

Siamo Voce di Cristo...




Tre caratteristiche emergono dalla liturgia di oggi: una constatazione, una richiesta di umiltà, un invito.

La constatazione:
Isaia ci dice chiaramente che tutti (anche chi si dice non credente) sentiamo un'inquietudine alla quale spesso non sappiamo dare un nome, non sappiamo come placarla e cerchiamo i modi più stravaganti e dissoluti per metterla a tacere: "Di notte a Te anela la mia anima... dentro di me il mio spirito Ti cerca" (Is 26, 9).
Eppure ci vorrebbe molto poco per capire come Isaia che la nostra irrequietezza troverebbe la sua pace in Dio. Ma occorrerebbe un atto di umiltà...

La richiesta di umiltà:
Gesù nel Vangelo ci chiede diversi atti di umiltà, ma oggi chiede di riconoscerci poveri e inutili da poter ammettere che in effetti noi abbiamo bisogno di Dio, e ci affanniamo a cercare altrove le soluzioni alle nostre insoddisfazioni. Ma Gesù è chiaro: "Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e vi darò ristoro" (Mt 11, 28-30).
Ci vuole rigenerare colui che ci ha creati, ci vuole dare ogni giorno una nuova occasione per ripartire.

L'invito:
È palese e quasi obbligatorio che siamo chiamati a svolgere il nostro dovere di cristiani invitando alla conversione chiunque ci è vicino, a costo di essere sbeffeggiati, ma pure sempre mantenendo fede alla nostra missione: evangelizzare (sempre, chiunque, comunque). in questo, sapersi rendere conto delle reali situazioni di bisogno che ci sono intorno e di quante persone vorrebbe sentirsi portare da noi parole di Speranza, di Cristo... anche se inizialmente dovesse scambiarci per pazzi ed esaltati. Ma siamo chiamati ad essere labbra di Cristo e continuare a dare voce al Vangelo.


- So dare un nome alle inquietudini che provo? in che modo le placo?

- Ho l'umiltà di riconoscermi bisognoso della Sua misericordi? O vivo la presunzione dell'essere autosufficiente?

- Ho il coraggio di testimoniare sempre a chiunque e dovunque? So approfittare per vivere ciò in cui credo? 

domenica 10 luglio 2016

"La meraviglia di essere simili"

Quel dottore della Legge, chiede a Gesù "chi è il mio prossimo?". 
In effetti, che significa farsi prossimo? Gesù risponde con la parabola del Buon Samaritano che con semplicità si avvicina e si mette a disposizione di un mal capitato che nemmeno conosce!


Ma perché quel samaritano fa questo, anziché comportarsi come tutti quelli che fanno i ciechi e gli indifferenti? Semplicemente perché il samaritano è una persona e si rende conto che il mal capitato è una persona come lui. Gli è simile! E magari pensa: se io fossi al suo posto vorrei che qualcuno si comportasse come sto facendo io... In altri termini il samaritano "ne ebbe compassione" (Lc 10, 33).

Compassione, dal latino cum-passus, significa letteralmente "partecipare alla sofferenza, soffrire con". È un aspetto della Misericordia. È la prova del nove di chi sa essere misericordioso: farsi carico della sofferenza di qualcuno e quindi essergli vicino (= prossimo) cercando di aiutarlo, mettendo in pratica l'atteggiamento evangelico del "abbi cura di lui" (Lc 10, 35) per quanto gli è possibile.

Solo chi sa amare veramente è capace di prossimità! 

Se so amare, se so provare compassione disinteressata per un altro essere umano, mi so anche fare prossimo perché riconosco che l'altro è una persona umana come me, che ha gli stessi bisogni miei e io ho il dovere (umano e cristiano) di sollevarlo dalla difficoltà, cercando di restituirgli un po' di quella gioia alla quale ogni uomo è chiamato.

Nel farmi vicino capisco che anche io nel bisogno vorrei qualcuno che si facesse mio prossimo e si prendesse cura di me per recuperare un po' di quella serenità che mi è stata portata via. In quel momento mi accorgo che siamo simili: "io così simile a te, a trasformare il suono della rabbia", della delusione, della tristezza, impegnandomi a ridonarti la gioia! Perché so che anche tu lo faresti, e così scopro... 

"la meraviglia di essere simili, la tenerezza di essere simili"
simili tra noi, simili a Dio...


Sono attento alle necessità di chiunque abbia accanto? Oppure sono concentrato solo su me stesso?

Se credo in Dio e dico di seguirlo, so essere misericordioso come Lui? Mi impegno ad esserlo?

Voglio essere/imparare ad essere cristiano come Cristo comanda?

domenica 3 luglio 2016

L'Amore è per-donare, non per serbare



L'innamoramento o un bell'evento provocano una gioia incontenibile in ciascuno di noi, talmente incontenibile che sentiamo un necessario bisogno di condividere quella gioia che ci ha attraversato la vita e ci rende inquieti e desiderosi di raccontare quella esperienza alle persone che ci sono intorno.
Dal Battesimo noi apparteniamo, diventiamo parte di Cristo, di quell'uomo-Dio che si è fatto crocifiggere per convincerci di quanto Dio ami l'uomo, di quanto Dio sia disposto a donare la sua vita pur di perdonare sempre i peccati dei suoi figli.

L'Amore è per-donare, non per serbare.

Se questa gioia, questo onore di appartenere a un Dio così grande ci attraversa la vita, allora questo Amore non possiamo tenerlo per noi, ma va donato.
Isaia parla di Dio in termini gioiosi (cf Is 66, 10-14), mentre Paolo rivolgendosi ai Galati si vanta di ciò che Cristo ha fatto per amore (cf Gal 6, 14-18).
Gesù, infine, ci fa capire (cf Lc 10, 1-20) che la missione dell'annuncio spetta a tutti (i battezzati del mondo) e non dobbiamo aspettare che siano gli altri a venire da noi o che si presentino le occasioni per parlare di Dio, ma dobbiamo noi muoverci verso gli altri, e far conoscere loro la fede attraverso la nostra vita. L'annuncio va fatto sempre e ovunque: Gesù invia i suoi discepoli (noi) in ogni città e luogo. Cristo vuole servirsi di noi per arrivare ovunque (politica, lavoro, sport, svago...).

Il Signore si fida così tanto che si fa precedere da noi... che coraggio!

Non è sempre detto che l'annuncio porti soddisfazioni immediate, ma il fatto stesso che ci abbiamo provato il Signore lo apprezza e assicura la salvezza.

Dio ci ha donato amore e vuole che noi ne facciamo esperienza e lo comunichiamo al mondo! 
La gioia è piena quando è condivisa...

Quanto la mia vita è attraversata da questa consapevolezza di amore?
Quanta gioia di questo amore traspare con la mia vita?
Questa esperienza di amore "con" e "per" Dio la dono o la trattengo solo per me?

sabato 2 luglio 2016

Apriti a Dio per non essere vecchio!


Conserveresti mai una cosa preziosa e nuova in un posto malandato e poco sicuro?

La Bibbia è così. È preziosa se la crediamo Parola gioiosa di quel Dio che ci dice come essere pienamente felici e pienamente uomini. Il messaggio è antico quasi quanto il mondo, ma la sua novità la vediamo quando incontra il desiderio di cambiare della nostra vita. 

La Parola di Dio, la Scrittura, è quel vino nuovo (segno della gioia) che chiede di essere conservato in otri nuovi (la nostra vita). Se il contenitore è vecchio, altera il sapore del vino, finanche a disperderlo a causa delle crepe che tale vaso contiene. Se la mia vita resta vecchia e non si apre alla gioia e alla novità, non si lascia interrogare da ciò che Dio vuole dire solo a me, qui e ora, allora rischio che la bontà di quella Parola si disperda, si sprechi. Se non apro le orecchie del mio cuore alle vibrazioni della Voce del Signore che mi parla, quelle parole resteranno morte e passeranno vicino alla mia vita, senza mai attraversarla e modificarla. E io resto sempre così, sempre vecchio. E crederó che il Vangelo è cosa impossibile e addirittura obsoleta.

Non accontentiamoci di essere "poco" o essere "vecchi", se possiamo ottenere "molto" ed essere "nuovi".

So mettermi in ascolto della Parola di Dio?
Ho una guida spirituale che mi aiuti a capire cosa chiede il Signore alla mia vita?
Mi lascio interrogare dalla Scrittura o credo che sia una perdita di tempo?
Cosa sto cercando nella e per la mia vita? Dove lo sto cercando?