domenica 30 luglio 2017

Chi trova Dio trova il tesoro...





Chi trova un amico trova un tesoro... 

chi trova Dio trova il tesoro!

Una volta si cercava l'amico per trovare il tesoro, oggi si cerca direttamente il tesoro. Il problema è che lo si cerca nel modo e nel luogo sbagliato. 

«Il Regno dei cieli, dice Gesù, è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo» (Mt 13, 44-52). Il campo è la vita; un uomo che trova ciò che ritiene essere davvero prezioso per la propria vita non sente altro bisogno che avere quel tesoro, al punto che vende tutto quello di cui aveva riempito la sua esistenza e fa di tutto per vivere dell'unica cosa che sente necessaria: quel tesoro!

Capita anche a noi quando, ad esempio, ci innamoriamo: dopo aver cercato tra tante persone la nostra anima gemella, sentiamo il forte desiderio di tenerla tutta per noi, respingendo tutto ciò che è contrario o alternativo a quell'unico tesoro trovato per lasciarci riempire da esso!

Così deve essere per un cristiano: riempire la propria vita di Cristo, cercando in Lui solo il motivo della propria esistenza. Avere Gesù come centro dei pensieri e motivatore delle proprie azioni. Succede troppo spesso, invece, che cerchiamo il nostro tesoro altrove, in cose sempre più materiali che svuotano la nostra vita, anziché riempirla, perché la loro durata riempie un tempo circoscritto e i suoi effetti non sono necessariamente positivi. 

Capita, quindi, di vedere gente che accumula denaro o beni materiali impropriamente ritenuti "preziosi", oppure persone (e peggio ancora giovani) che cercano di dar brio alla propria vita attraverso le droghe, gente che si riempie di cose da fare (palestra, lavoro, divertimenti smodati, ecc) per dare senso alla propria vita... Un'umanità svilita. Povera. Finita.

Terminata la nostra giornata e rimanendo un po' soli con noi stessi dovremmo chiederci e rispondere a una sola domanda: che valore sto dando alla mia vita?
Da qui si capirà cosa e quanto veramente conta la mia esistenza. Sarebbe bene che ciascuno poi ricercasse le motivazioni di ciò che fa.


  • Il Signore vuole elevare la mia vita e renderla un tesoro prezioso, ma io come la sto impreziosendo?
  • Chi/cosa è il tesoro della mia vita? 
  • Di cosa non posso proprio fare a meno nella mia vita?

Se dovessi accorgermi che Dio non è il centro della mia fede, se sto riempiendo la mia vita di cose materiali piuttosto che di Dio, o infine, se mi accorgo che il mio tesoro ha un nome diverso da Gesù, non devo lasciarmi prendere dalla disperazione: la Misericordia di Dio mi permette sempre di mettere un punto e ricominciare, di lasciare tutto ciò che non serve per dedicarmi a Lui... unico, vero e utile tesoro perché un'esistenza si possa dire piena e significativa!
d. Domenico



domenica 23 luglio 2017

Ansie da prestazione di fede


Ma perché ti precipiti? Frena le tue ansie da prestazione! Essere credente non significa catapultarsi in tutte le situazioni come un carro armato e agire in modo sconsiderato. Spesso per fare il bene a tutti i costi si produce il male!

Di questo tratta la parabola del grano e della zizzania che Gesù (Mt 13, 24-43) racconta alla folla. Egli sta parlando del Regno di Dio paragonandolo a un seme che per quanto piccolo, se lo accogliamo e lo curiamo, diventa grande e si trasforma in qualcosa di vitale e meraviglioso, trasformando la nostra stessa vita. Pensiamo a quante persone vivono senza Dio, non lo accolgono, non lo considerano assolutamente! Quanta povertà d'animo, quanta volgarità, quanta piccolezza umana!

Al contrario c'è chi si dice talmente credente da voler intervenire in modo fondamentalista e produce il male credendo di fare il bene. È l'ansia da prestazione che Gesù cerca di farci tenere a bada, infatti con questa parabola ci insegna almeno 3 cose:

1. PAZIENZA: spesso quando ci sforziamo di fare il bene ma vediamo il male camminare al suo fianco, ci irrigidiamo con l'intento di estirparlo. Ma Gesù insegna che zizzania e grano, ovvero male e bene, devono crescere insieme. In fondo se non ci fosse il male, come farei a capire ciò che è bene? Bene e male sono due aspetti sempre presenti nella nostra vita. 

A volte capita che in una comunità (familiare o religiosa, di lavoro o di amici, ecc.) quando c'è qualcuno che non rientra nei nostri ideali lo avvertiamo come il male da estirpare. Inizia così la lotta al "male" (dimenticando non di rado che abbiamo a che fare con una persona umana) fino a togliere la dignità o a massacrare l'esistenza dell'altro: subentrano gelosie, invidie, pettegolezzi, atti sconsiderati, parole che feriscono... il male prende il sopravvento benché l'intento fosse di raggiungere il bene. 

Il Signore invita ad avere pazienza e a non impegnarci a tutti i costi per eliminare la zizzania perché anziché toglierla potremmo aumentarla. Inoltre c'è anche un aspetto educativo: S. Agostino diceva che a volte si è zizzania e poi si diventa grano buono. Dobbiamo quindi attendere e aiutare l'altro a capire il male da evitare e il bene da fare.

2. ATTENZIONE: nel Vangelo sentiamo che mentre il seminatore dorme, si insinua il nemico per spargere zizzania. Spesso quando abbassiamo la guardia (per stanchezza, scoraggiamento, sconforto...) il male prende il sopravvento apparendo l'unica alternativa possibile e ammantandosi di positività. Tenere lo sguardo fisso sul Signore aiuta a tenere gli occhi aperti e a riconoscere i pericoli.

3. UMILTÀ: saper attendere è un atto di umiltà, ma lo è molto di più non sentirsi risolutori di tutte le situazioni come se fossi l'unico detentore della verità. Gesù dice che al momento che riterrà opportuno, manderà Lui stesso qualcuno a mietere. Spesso, quindi, non tocca a noi farlo. Dobbiamo esercitare l'arte dell'umiltà e chiedere al Signore qual è il mio ruolo? Cosa devo fare io? Non spaventiamoci se la risposta dovesse essere: prega. Pregare è la cosa spesso ritenuta più inutile, ma è ciò che qualcuno dovrà pur fare per chiedere che si crei una circostanza o che venga presto colui che risolverà quella determinata situazione nel modo, magari, che meno ci si aspetta. Tu non puoi fare tutto. Rilassati!

Gesù conclude dicendo: «chi ha orecchi, ascolti». La Parola quindi va ascoltata, accolta, praticata perché cresca e diventi grano buono... altrimenti rischia di trasformarsi in zizzania!

  • Che immagine ho di Dio? Dormiente? Disinteressato? Del potente che si rilassa piuttosto che intervenire in modo prorompente?
  • Il Regno di Dio è già seminato tra noi. Come lo accolgo? Come mi preoccupo di farlo crescere? Come attendo la mietitura?
  • Perché a volte voglio essere per forza io a mietere?
d. Domenico




sabato 15 luglio 2017

Dio è un aviatore


Sin dall'inizio Dio ha scelto di benedire la terra scendendo a visitarla. Lo ha fatto con la creazione, coi profeti e infine con Gesù. Il dono è sempre lo stesso: riempire il mondo del suo amore percepibile in tutte le cose che ha creato, raccontato nella Sacra Scrittura e dimostrato con la vita dei profeti e con l'atto supremo di Gesù Cristo. 

Oggi il Signore continua a narrare il suo amore attraverso la vita dei santi, ovvero coloro che hanno fatto della propria vita un terreno buono sul quale accogliere e far fruttare il seme che continuamente il Padre getta dall'alto.

Dio si diverte così, nonostante i nostri rifiuti, non si scoraggia e ogni giorno (cfr Mt 13,1.3) esce di casa (dal suo orgoglio che gli impedirebbe di amarci a causa della nostra poca fede) per lanciare dal suo aereo copiose benedizioni sui quei figli che tanto ama, finché ogni sua parola (d'amore) non ritorni a Lui senza portare almeno un frutto (cfr Is 55,10-11). Ed ecco che semina, semina, semina... finche ciò che lancia non trova le nostre vite dove cadere. 

Il problema è che le nostre vite possono essere:

- come la strada: asfaltata, arida, sterile, impermeabile. È il cristiano che dice di credere ma in realtà è indifferente alla Parola e non le permette di entrare nel suolo. Essere credenti non è garanzia di testimonianza.

- come il terreno sassoso: la Parola cade sulla terra, ma è piena di ostacoli tali da non permetterle di mettere radici. È il cristiano che si entusiasma subito con poco, ma poi si crea mille scuse per evitare l'esigenza della fede. Come quelle volte in cui andiamo a messa e ci entusiasma la bellezza della celebrazione, ma poi usciti fuori dalla chiesa torniamo a essere quelli di sempre senza lasciare che quella bellezza radichi in noi per cambiarci.

- come i rovi: essi vedono la Parola mettere le radici e crescere, ma ben presto la soffocano e non le permettono di germogliare. È la fede di chi non ha il coraggio di fidarsi veramente di Dio e preferisce crogiolarsi nelle sue preoccupazioni. Come quando partecipiamo a un bel discorso spirituale, a una celebrazione eucaristica, a un incontro di preghiera, ma i nostri dubbi e preoccupazioni non ci permettono di gustare pienamente quel momento. La Parola inizialmente attecchisce, ma i nostri pensieri e la nostra poca fede in Dio hanno la meglio.

Infine, ed è l'augurio per ciascuno, possiamo scegliere di essere terra buona: terreno sul quale, nonostante le difficoltà, lasciamo cadere il seme e facciamo di tutto perchè ci resti e fruttifichi. Come si fa con una piantina che curandola ogni giorno alla fine mi darà il suo frutto. È la vita di chi accoglie il Signore con dedizione e vera fede: si preoccupa che sia Lui a dire cosa e come agire.

Perché questo sia possibile bisogna imparare a stare con la Parola (magari con incontri di Lectio Divina, ecc) e meditarla ogni giorno nel cuore... proprio come ha fatto la Vergine Maria che serbava tutto nel cuore e alla fine ha messo al mondo un frutto che non era solo per sé, ma per tutti!
  • Cosa faccio per rendere buono il terreno della mia vita?
  • Come mi prendo cura della Parola che Dio mi dona?
  • Cosa faccio per far radicare in me quel seme che è la Parola di Dio?
  • Nel mio quotidiano come concretizzo la Parola di Dio?
  • Che tipo di credente sono? Cosa faccio per irrobustire la mia fede?
d. Domenico


domenica 9 luglio 2017

Al centro del mio cuore



"Al centro del mio cuore ci sei solo tu..."

Al centro del cuore, e quindi della vita, ci mettiamo le persone amate, i sentimenti importanti, le esperienze più belle, i desideri più ambiti... e saranno questi a orientare le nostre scelte, le nostre parole, le nostre azioni, la nostra vita! Allora c'è da chiedersi:
  • cosa c'è nel mio cuore?

Spesso si sente parlare di "cristiani laici", dove per laico non si intende un cristiano impegnato a testimoniare Cristo nel proprio ambito di vita, ma vuole intendersi quella persona che crede a Gesù (forse per abitudine o usanza) ma ognuno a casa propria!

Un cristiano, che nel Battesimo è immagine e somiglianza della Trinità, e quindi anche del Figlio, è chiamato a vivere come Gesù, il quale questa domenica esordisce chiaramente dicendo: "Ti benedico, Padre...". Gesù, che è Dio, benedice il Padre... Lui lo benedice! Chissà noi che ci professiamo cristiani quante volte benediciamo Dio nella nostra giornata... Chissà se lo facciamo, se lo pensiamo. Chissà perchè lo facciamo. Da questo si capisce quanto Dio è al centro della nostra vita.
  • come e quante volte benedico/lodo Dio nella giornata? Per cosa?

Poi Gesù continua dicendo: ti sei rivelato ai "piccoli" (cfr Mt 11,25-30). I piccoli sono gli umili, coloro che nulla hanno preteso da Dio, non hanno forzato né la sua volontà (a volte pretendiamo che il Signore si comporti e ragioni come vogliamo noi), né hanno avuto la presunzione di spiegare Dio. Dio non si può spiegare! Eppure, anche da membri attivi della Chiesa (per non parlare di quelli che vogliono parlare di Dio senza mai frequentarlo), sento dire "ora ti spiego io come funziona Dio". Ciascuno spiega Dio secondo l'idea che si è fatto di Lui. Ma il Signore non è un'idea personale, è un amore universale. Solo amore. Chi non sperimenta l'amore non sa chi/come è Dio. Può solo tacere.
  • che atteggiamento ho nei confronti del Signore?

Il Vangelo si conclude con l'invito di Gesù ad andare da Lui "affaticati e oppressi". Attenzione! Gesù predilige questa categoria, ma non vuole che siano solo essi a rivolgersi a Lui! Quante volte sento dire "non ho bisogno di pregare perché sto bene"! Come se Gesù volesse solo i malati e i depressi. Poi alla prima prova che il Signore manda, ci si rivolge a Lui chiedendo: "ma che male ti ho fatto per avere tutto questo?". 

Insomma, eterni insoddisfatti di questo Dio! Nessuno si preoccupa più di pregarlo per il semplice piacere di farlo. Eppure ci diciamo cristiani, ovvero seguaci di Cristo, coloro che hanno sempre Cristo al centro della propria vita! Ma al centro della nostra vita e dei nostri pensieri non ci sono le persone amate? Con quelle persone non sentiamo forse il desiderio di starci insieme per il gusto di farlo, senza nulla chiedere e pretendere? E perchè con Dio non funziona così? Perché non sappiamo stare col Signore e pregare anche quando tutto va bene? Magari chiedendogli di prolungare quel senso di pace che stiamo vivendo, ma lasciando sempre spazio alla Sua volontà (e non alla nostra), perché Lui sa ciò di cui abbiamo bisogno e il momento opportuno.
  • So-stare con Dio?
  • Egli è al centro del mio cuore? Se no, attorno a cosa gira la mia vita?
  • Posso dirmi veramente cristiano? Quanto? Perché?
d. Domenico

domenica 2 luglio 2017

"Cosa sei disposto a perdere?"

«Mi fido di te.
Io mi fido di te.
Ehi mi fido di te.
Cosa sei disposto a perdere?»

Una canzone sempre verde, come tutte quelle di Jovanotti... Sempre verde perchè dice una grande verità, come quella di questo Vangelo (Mt 10,37-42).

La sequela è esigente. Non basta dire di essere cristiani, bisogna esserlo! Non basta dire che ci si fida di Dio, bisogna dimostrarlo! E il banco di prova è in queste provocazioni che lancia Gesù:

1) "Chi ama il padre o la madre più di me, non è degno di me". Gesù non sta contravvenendo al IV comandamento, Gesù invita ad amare la famiglia, ma a non annullarsi per essa dimenticando la centralità cristiana. Non c'è famiglia se non c'è Cristo. Non c'è Cristo se concentriamo la nostra attenzione solo sui rapporti personali o sulle cose materiali. In altri termini Gesù sta chiedendo: 
  • Chi/cosa ami più di Dio?

2) "Chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me". Prendere la croce non significa cercarsela o votarsi al martirio, ma accettare la volontà di Dio e le prove che Lui vorrà darci per testare la fede. E molto spesso cadiamo e la prima cosa che facciamo è ribellarci a Lui. Mi chiedo:
  • Quante/quali volte mi ribello a Dio? Come? Perchè?

3) "Chi perde la propria vita a causa mia, la troverà". Non è un'istigazione al terrorismo estremista, né al suicidio. Il senso è ben più profondo: chi saprà rinunciare a se stesso per lasciare spazio e tempo a Dio nella propria vita, troverà quella pace e quella serenità di vita che tutti cercano e che pochi trovano.
  • Quanto tempo dedico a Dio? Come mi spendo per Lui? Che posto ha nella mia vita?
Quella della fede è una questione di fiducia: se mi fido so compiere rinunce e so abbandonarmi all'altro.
  • Cosa sono disposto a perdere/rinunciare per Dio?
d. Domenico