sabato 31 marzo 2018

Ogni promessa è debito (DP)


Sempre di fretta. Tutti corrono. Non c'è mai tempo. Sempre ansia. 

Anche Maria di Magdala e poi i discepoli si agitano, camminano con passo svelto, tornano a casa, allarmano tutti, uno corre più veloce dell'altro... poi arrivano al sepolcro vuoto e si bloccano! (cfr. Gv 20,1-9)

Il tutto succede quando è ancora buio, mancano poche ore al giorno, manca ancora il completamento della notte che permette di gettare luce per vedere bene. È tutto buio, dentro e fuori... L'uomo ha difficoltà a comprendere l'opera divina. È sempre così! E iniziano le ansie, perché ciascuno crede in se stesso, piuttosto che confidare in Dio.

L'ansia d'amore per Gesù muove tutti e ci fa credere che Lui abbia bisogno degli uomini per salvarsi: donne e uomini che preoccupati cercano nel buio la luce, cercano nella morte la vita. Anche oggi cerchiamo qualcosa, qualcuno che riempia la nostra vita, ma spesso lo cerchiamo nel luogo sbagliato, proprio come Maria e i discepoli. 

Il sepolcro è vuoto, Dio ha fatto rotolare via i pesi del peccato che ostacolano il Signore, la Vita ha ribaltato la morte. In fondo, come poteva il "Dio della vita" accettare che il Figlio dell'uomo restasse morto? Come poteva il Signore creare gli uomini per amarli e avere compagnia senza dar loro la possibilità di tornare a vivere?

Gesù lo aveva promesso: dopo tre giorni ricostruirò questo tempio... ma «non avevano ancora compreso la Scrittura» (Gv 20,9). Ma per Dio ogni promessa è debito!

  • Cos’è per me la risurrezione?
  • Dove/come sto cercando il Signore?
d. Domenico






venerdì 23 marzo 2018

Tante sfumature di rosso (Palme)




Tra le diverse sfumature di rosso, quella della vita è la più bella.

Rosso è il cielo quando il giorno volge al declino.
Rossi sono i primi colori del nuovo giorno.
Rosso è il colore della sera, quando il bel tempo si spera.
Rosso è l'amore dei nostri genitori che ci hanno messo al mondo.
Rosso è il sangue che ci scorre dentro per mantenerci in vita.
Rosso è il sentimento che si prova quando qualcuno ci piace.
Rossa è la rabbia quando qualcuno ci tradisce.
Rossa è l'ansia di perdere qualcuno. 
Rossa è la passione che ci anima in ciò che facciamo.
Rosso è l'amore che proviamo verso qualcuno.
Rosso è il cuore che ama.

Solo chi ama può trasmettere vita e mantenere in vita. Gesù in questa Domenica di Passione ci insegna ad amare e a donare vita. 

La sua morte, per quanto umanamente incomprensibile, scioccante e inimitabile da un qualunque essere umano, è un bellissimo atto d’amore che dona vita al cuore di oggi.

Il sacrificio di Gesù in croce grida l’amore di Dio per ogni uomo: il Padre (l’amante) ha riposto nel figlio (l’amato), il suo Spirito (l’amore) che grazie alla Chiesa (cioè coloro che si impegnano a trasmettere e vivere l’insegnamento di Cristo) attraversa il tempo e lo spazio e giunge fino a noi. 

Questo amore accende il nostro cuore di speranza perché continua a garantirci l’essenza di Dio: colui che ama e dona la vita non può permettere che le sue creature restino schiave delle proprie passioni e dei propri peccati, perché questi consumano l’uomo e ne mortificano la dignità ogni giorno che passa. 

Gesù paga il riscatto per tutti. In questo modo la trasmissione d’amore che va dal Padre al Figlio per poi giungere a noi, non viene interrotta, ma ripristinata. Si pensi al sacrificio che ogni giorno ripetono i sacerdoti sull’altare: confermano la fede di tutto quel popolo che riconoscendosi bisognoso di vita si rivolgono alla Fonte.

Il rosso sangue della morte di Cristo in croce ci dona la Speranza che noi non moriremo più a causa del peccato, perché grazie alla sua passione egli l’ha distrutto in croce. La sua croce, come un’antenna, continua a captare l’amore di Dio e a trasmetterlo ai cuori sulla terra affinché, anche dopo la morte fisica, restino in vita... 

Allora, rosso è il colore della vita... e poiché c'è vita c'è Speranza!
  • Cosa attendo dalla Pasqua?
  • Che significato ha per me la Passione di Cristo?
  • In chi/cosa ripongo la mia speranza?
  • Cosa ne faccio della mia vita?

d. Domenico


sabato 17 marzo 2018

"La teoria del tutto"





Per fare un tavolo ci vuole il legno
per fare il legno ci vuole l’albero
per fare l’albero ci vuole il seme

Tutti conosciamo questa canzone di Gianni Rodari che insegna una cosa quanto mai elementare e per nulla scontata: spesso ci dimentichiamo di vedere l'infinito che c'è dietro le cose e che le ha portate ad essere ciò che sono!

Dio che ama da morire, pianta sempre semi di speranza perché gli uomini possano sempre avere vita. Il seme che Dio coltiva è un seme d'amore, il quale può germogliare e produrre altri semi se sa sacrificarsi e morire, cioè se porta in sé il desiderio di vita. 

Ci sono due qualità del morire: una sterile, e una fertile che "porta frutto".
Il morire sterile appartiene a quei semi che non hanno desiderio di vivere o di far vivere: pensiamo a quanti compiono il male perché arrabbiati con qualcuno o con se stessi, pensiamo a quanti con furbizia cercano di scavalcare qualcun altro, di prenderlo in giro, ecc.

C'è poi il morire fertile tipico di chi smette di essere quello che è per essere migliore, comportandosi come esempio per altri che a loro volta faranno lo stesso in futuro, o permettendo che della loro migliore condizione possa beneficiarne qualcun altro. 

È il caso del seme: se non smette di essere seme non metterà mai le radici e non potrà mai diventare una pianta che crescendo diventerebbe un albero capace di fornire il legno all'uomo; l'uomo avrebbe difficoltà a trovare e impiegare il legno che gli è utile per vivere meglio (costruire, riscaldarsi, cucinare, ecc.).

Così è per il bruco: se non smette di essere bruco non potremo mai avere le splendide farfalle; l'ecosistema non potrebbe godere del loro beneficio per l’impollinazione e per il controllo naturale dei parassiti. Inoltre, le farfalle sono cibo per gli uccelli, pipistrelli e altri animali: se esse cessassero di esistere tutto sarebbe scompensato.

Infine dobbiamo pensare al bambino: se non cessa di essere bambino e non cresce, da chi sarebbe governata la terra? Come andrebbe avanti il mondo? 

In questo Vangelo (Gv 12,20-33) il centro non è la morte, ma la vita! La morte non è altro che un passaggio, la trasformazione da una condizione a un'altra migliore che è a vantaggio di molti!

Se Gesù non avesse fatto lo stesso, se Gesù non avesse lasciato la sua vita terrena, non sarebbe potuto risorgere, e la sua esistenza non sarebbe servita a nulla. Invece, Gesù passando per la morte ha potuto trasformarla grazie alla potenza della risurrezione che ha fatto nuove tutte le cose. Ciò che ha mosso il Signore ad andare in croce perché tutto questo accadesse è stato il suo amore per ciascuno di noi. Tutto ha origine nell'Amore.
  • Cosa potrei far morire della mia vita vecchia per assumerne una nuova?
  • Cosa mi impedisce di passare dalla presente condizione a quella migliore?
  • So prendermi le mie responsabilità?
  • Quello che faccio è utile solo a me, oppure anche altri possono beneficiarne?

d. Domenico









sabato 10 marzo 2018

Penna di luce




Quando una persona è felice, si suol dire che è luminosa, raggiante, assume un colore più vivace.

L'amore è felicità: più ci si avvicina all'amore e ci si lascia invadere dalla sua luce, più si è felici. Questo basta per spiegare quanta gente scura in volto andrebbe ascoltata, aiutata  e amata, piuttosto che giudicata ed emarginata.

La quarta domenica di Quaresima è detta in laetare, ovvero "nella letizia", da vivere nella gioia... ma gioia per cosa? Per ciò che sta per accadere, per la promessa di Dio che Gesù sta per portare a compimento: amare l'uomo e salvarlo dalla dannazione eterna! 

In tutta la Quaresima meditiamo come Gesù abbia affrontato la dura e triste preparazione alla sua morte, ma in queso giorno ci concentriamo sul motivo del suo gesto: «perché il mondo sia salvato per mezzo di Lui» (Gv 3,14-21) e quindi «chi crede in Lui non è condannato». Che bello avere un Dio che non condanna, ma vuole illuminarci col suo amore e desidera solo che ci avviciniamo a Lui per scaldarci e portare quel calore agli altri!

È questo il motivo che ci infonde la gioia di riprendere il cammino qualora in queste settimane ci fossimo persi. A rallegrarci è l'attesa di quella Risurrezione che fa nuove tutte le cose (apice e fonte della nostra fede).

La penna leopardiana ben racconta come l'attesa della festa provochi un fervore che anima tutta la persona mentre si prepara a quel momento: la donzelletta dalla campagna porta un mazzolino di fiori per ornare il giorno di festa, i lavoratori tornano con passo allegro dal lavoro pensando al riposo che li attende, i bambini corrono e giocano sulla piazza, la campana suona annunciando l'imminente festività. Questo è «il più gradito giorno, pien di speme e di gioia».

Nella liturgia odierna il colore rosa è segno che sta per terminare l'attesa (indicata per un lungo periodo col viola che ricorda il cielo rabbuiato in attesa del giorno).
Così Gesù dissipa le tenebre del peccato, come il sole che man mano che avanza schiarisce il blu intenso della notte trasformandolo in quel rosaceo indicante l'approssimarsi dell'alba dove tutto sarà investito dalla candida luce che permette di vedere tutto, di riconoscere ogni cosa, di camminare sicuri, di scaldarsi e sentirsi di nuovo vivi!

Così, la penna di Dio vuole scrivere in modo luminescente la parola "amore" in tutti coloro che guarderanno al Figlio innalzato sulla croce, affinché quella luce possiamo inciderla nel cuore di chiunque ci incontri e aiutarli ad attendere la vera gioia che Gesù promette a tutti coloro che credono in Lui.
  • Oggi proviamo ancora forte gioia nell'attesa della festa?
  • Come attendo la festa della Pasqua? 
  • Emotivamente e spiritualmente come mi sto preparando alla Pasqua? 
  • Mi impegnerò a risorgere a nuova vita con Gesù?
  • Cosa potrei fare per rendere diversa questa Pasqua?

d. Domenico

domenica 4 marzo 2018

Diamoci un taglio!





Ogni volta che qualcosa non va bene e ostacola la nostra vita, c’è sempre il saggio consiglio: “diamoci un taglio”, ovvero basta, cambiamo strategia, pensiamo ad altro, andiamo alle cose essenziali, riprendiamo a vivere bene.

Quando si va al cinema desideriamo sempre avere lo schermo ben visibile e se ci capita il capoccione che ostacola la visuale facciamo di tutto per evitarlo. Se andiamo in macchina e il parabrezza è molto sporco non ci permette di vedere bene la strada che percorriamo rischiando un incidente, quindi togliamo lo sporco con un colpo di spazzola. Quando camminiamo a piedi per strada e qualcuno rallenta il nostro cammino, subito ci diamo da fare per sorpassarlo e riprendere a camminare più spediti... In ognuno di questi, e di simili casi, eliminiamo gli ostacoli, ci diamo un taglio!

In questa Terza Domenica di Quaresima è lo stesso invito che Gesù ci rivolge: siamo a metà del cammino verso la Pasqua; è cambiato qualcosa da quel Mercoledì delle ceneri? Come ci stiamo preparando alla Pasqua? Di cosa stiamo riempiendo la nostra vita? Quanto tempo stiamo dedicando a Dio? C’è qualcosa che ci ostacola? 

Nel Vangelo (Gv 2,13-35) Gesù purifica il Tempio rovesciando tavoli, capovolgendo sedie, portando via gabbie... tutto è finalizzato a capovolgere la mentalità che si ha e che si dà di Dio. Si è ridotto il Signore a un oggetto di compravendita, un bene di mercato a cui tutti vogliono attaccare la migliore offerta per guadagnarci e per guadagnarselo.

Anche con l’amore siamo abituati a fare la stessa cosa, a comprarlo e non più a viverlo. Dio va sperimentato non conosciuto per sentito dire, va ascoltato non giudicato, va vissuto non accattivato... Egli non ci ama per quello che facciamo per Lui, ma ci ama a prescindere!

La prova del nove della nostra fede sta in come trattiamo gli uomini: da qui si capisce che rapporto abbiamo con Dio. 
Dio non si compra, ma si regala: è Lui che si dona a noi, e chiede a noi di donarlo agli altri.
  • Che rapporto ho con Dio? Come mi rivolgo a Lui?
  • Come tratto le persone? Le sfrutto? Le compro?
  • Cosa mi impedisce di vedere bene Dio? Sfiducia in qualcosa/qualcuno? Cosa faccio per superare questo ostacolo?

d. Domenico