sabato 28 aprile 2018

L'unione fa la forza! (5DP)




"L'unione fa la forza" non è solo un famoso modo di dire, ma la presa di coscienza della realtà.

Quando lo scoraggiamento è in agguato significa che stiamo sperimentando il limite della nostra umanità. Il che non è un disonore, anzi è un alto atto di umiltà col quale una persona mette da parte il proprio orgoglio sterile che blocca la vita... A questo punto dovrebbe però cercare qualcuno che lo aiuti.

Gesù afferma chiaramente (cf Gv 15,1-8) «Io sono la vite» (è curioso notare che sembrerebbe il plurale di “vita”), ovvero alimenta i tralci con la sua linfa. Quei tralci grazie alla linfa che ricevono possono portare frutto abbondante, ma se decidono di staccarsi, potranno solo seccarsi e diventare sterili.

La vita di ciascuno è così: molti credono di poter vivere senza Dio, senza i suoi insegnamenti, senza i suoi ministri... è vero si può vivere, ma bisogna vedere la qualità di vita che essi avranno e quali valori promuoveranno per il bene dell'uomo: saranno valori eterni (come la misericordia che porta l'uomo a superarsi, la fede che porta l'uomo a riconoscersi umile e a non insuperbirsi considerandosi il migliore, la moralità che permette alla vita di non essere usata come strumento, ma valorizzata come fine, ecc.) oppure temporanei (come il denaro che promuove l'ingordigia, il successo che alimenta la superbia e l'egoismo, il sesso che non promuove il rispetto del corpo, l'eutanasia che esalta la morte come fine della vita, ecc.)?

Ciascuno ha un assoluto al quale fa riferimento e vi si attacca per trarne un profitto personale ma temporaneo, che presto sparirà. Solo Dio promuove l'esaltazione della vita piena e autenticamente gioiosa che continua anche dopo l'ultimo battito cardiaco.

Tutto quello che decido di fare potrebbe essere bellissimo, essere di gran successo, avere i riconoscimenti di chiunque... ma se il mio agire è staccato dal Signore, dalla sua volontà, dalla vocazione cristiana che ciascuno ha di glorificare il Padre e di costruire il Regno di Dio, allora non servirà a nient'altro che costruire il mio ego. E poiché il mio ego prima o poi morirà, allora avrò solo perso tempo.

Se invece opero restando unito a Cristo sarà Lui a motivare le mie azioni e a donarmi il conforto anche quando il mio impegno sembrerà inutile... Con Lui siamo più forti, perché l'unione (con Cristo) è la nostra forza!
  • Per chi agisco quando dico di compiere un’azione di fede?
  • Perché sono cristiano? Perché ho deciso di rimanerlo?
  • Cosa si aspetta il Signore da me?
  • Cosa potrei fare per Lui e per servirlo al meglio?
d. Domenico





sabato 21 aprile 2018

È bello chi porta al Bello (4DP)



A tutti sarà capitato di dire almeno una volta, in riferimento a qualcuno, "che bella persona!". Cosa significa essere "belli"? Bello è colui che incanta per il suo modo di fare,  appassiona col suo modo di credere a ciò che fa, affascina per la sua personalità... Infatti una persona non fa la bella, ma è bella: è abitata dalla bellezza, è plasmata da essa, ed è da essa animata!

Gesù dice letteralmente «Io sono il Pastore bello» (Gv 10, 14), ma è chiaro che non c'è alcun riferimento all'estetica, o almeno non in senso diretto. La sua bellezza deriva dalle cose "belle" che fa e dal bel motivo per cui le compie: "offrire la vita", verbo ripetuto più volte in questo brano del Vangelo (Gv 10,11-18), per sottolineare l'importanza del gesto. E questa offerta di Gesù non è solo il morire, ma l'atto proprio di Dio, come quello di una madre, come quello della linfa della piante... dà vita e mantiene in vita!

Il Signore, però, mette poi in guardia dal modo in cui, invece, dà la vita un mercenario rispetto al pastore: il mercenario, infatti, non ha a cuore. A Dio, invece, tutte le creature stanno a cuore.

Gesù insegna la passione che dobbiamo metterci nelle cose che facciamo, che non è mai passione di autocompiacimento, mai autoreferenziale, mai egocentrica... ma allocentrica (cioè incentrata sull'altro/Altro) e dove il guadagno non è mai come quello dei mercenari che fanno ciò fanno per un tornaconto. 

A questo punto molti penseranno: "ma io già lo faccio". Attenzione a non confondere l'atteggiamento altruista e generoso della filantropia con quello cristiano. Il filantropo agisce in modo disinteressato per il bene del genere umano; il cristiano non agisce in modo disinteressato solo per la crescita umana, ma anche (e soprattutto) per quella spirituale dell’uomo. Per un cristiano il suo unico guadagno è far guadagnare le anime a Dio: attraverso il proprio esempio di vita e la propria dedizione permette al mondo di incontrare Dio (il Bello!). In altri termini: una vita insaporita di Gesù che parla di Dio senza alcun bisogno di parole.

Direbbe San Francesco di Sales: 
«Non parlare di Dio a chi non te lo chiede. 
Ma vivi in modo tale che, prima o poi, te lo chieda».
  • La mia vita parla di Dio? Quali atteggiamenti e abitudini ho?
  • Ho mai agito per interesse (anche solo per essere riconosciuto un merito)?
  • In quello che faccio quanto sono attaccato ai miei titoli, alla notorietà, al prestigio...?

d. Domenico



sabato 14 aprile 2018

Connetti i tuoi sensi (3DP)



Diciamocelo chiaramente: ma chi è convinto di questa Risurrezione di Gesù? 

Quanto più non crediamo a una cosa, tanto più vuol dire che questa non è nel nostro cuore. Infatti, a meno che non abbia fatto un esame del DNA, come faccio a credere che i miei genitori siano proprio quelli con cui vivo (o ho vissuto) ogni giorno?

Bene, la risposta è stata già data: starci insieme ogni giorno! È questo che crea il rapporto e la fiducia, permette la conoscenza profonda e fa nascere quell'intima certezza che nessuno ci può togliere. Ciò significa che quella certezza è incisa nel nostro cuore, e si è scolpita nel tempo!

Nel Vangelo (Lc 24, 36a) si legge che «Gesù in persona stette in mezzo a loro». Gesù ebbe modo di esserci stato già in passato con loro: giorno dopo giorno preparò il loro cuore e la loro mente a credere. Nonostante tutto, quando si presenta nuovamente a loro, non credono (e meno male! altrimenti avremmo pure dovuto sospettare che i discepoli si fossero inventati la storia della risurrezione del Signore come illusoria consolazione). Essi si convincono della presenza reale di Gesù dopo la testimonianza dei discepoli di Emmaus e dopo che il Signore si fa toccare e chiede da mangiare. Finalmente cadono i loro dubbi e timori e giunge la Pace augurata dal Risorto (cf Lc 24, 36b).

Dopo la loro esperienza diretta, il Signore vuole solo che mi fidi di questa testimonianza che ci viene trasmessa. Solo frequentando costantemente Gesù nei sacramenti gli permetterò di vivere in me e potrà operare per mezzo della mia vita. Solo così anche io sarò risorto e testimone del Risorto. E se gli altri guardandomi si convertiranno, vorrà dire che sono sulla giusta strada, ovvero, ho permesso al Signore di connettersi al mio cuore e in tutti miei sensi è stata caricata la Parola che mi anima. E finalmente anche io avrò la Sua Pace.

  • Cosa ostacola la mia fede?
  • Cosa significa per me la risurrezione di Gesù?
  • Chiedo il dono dello Spirito affinché mi apra la mente alla Scrittura e mi doni la pace del cuore?
  • Come coltivo la mia esperienza col Signore?
  • A cosa è connesso il mio cuore?
d. Domenico

sabato 7 aprile 2018

“In bilico tra santi e falsi dei” (2DP)




"In bilico tra santi e falsi dei"

Il filo sul quale cammina la fede della Chiesa (ovvero tutti noi) è molto sottile. In effetti un po' tutti abbiamo delle credenze "particolari", dei riti ai quali ci affidiamo per svariati motivi, magari per salutarci con degli amici o prima di vedere una partita, atteggiamenti pagani, superstiziosi, o presi in prestito da altre religioni.

Preferiamo, addirittura, fidarci di burloni che ci raccontano chiacchiere ben condite, e di chi ci chiede denaro per conoscere la verità... ma di Gesù (che è la Verità!) e di ciò che ha da dirci in modo gratuito non ci fidiamo. Proprio come Tommaso! (cf Gv 20,19-31).

Siamo tutti un po' "tommasei", increduli come san Tommaso e ostinati come i giudei.
Quando si parla della risurrezione di Cristo e della sua presenza in mezzo a noi siamo molto scettici, riesce più facile credere alla presenza di angeli, di spiriti, di forze soprannaturali, di personificazioni eteree di concetti astratti (il Bene, il Male, l'Amore, ecc.), ma credere nella presenza reale di Gesù in carne e ossa proprio non ci riusciamo! 

Perfino passare velocemente in chiesa per fare una preghiera ci risulta facile! Ma restarvi è troppo impegnativo: preferiamo il resto del mondo. Ma Gesù non vuole solo che noi crediamo, bensì che facciamo esperienza! 

E perché questo sia possibile ha bisogno che noi "stiamo" con Lui, che come Tommaso attraversiamo il suo corpo, ne tocchiamo le sue sofferenze, ci immergiamo nella sua presenza, lo mangiamo! Non dobbiamo né possiamo dirci cristiani se ci fermiamo al primo stadio di Tommaso che non crede se non vede. 

Cosi come a lui, anche a noi il Signore offre la possibilità di farne esperienza, ma dobbiamo saper "stare" con Lui e con Lui solo, con calma, senza la fretta che Lui ci mostri qualcosa affinché crediamo. Gesù non è uno storico che deve provare un fatto, né uno scienziato che deve dimostrare empiricamente un evento. Gesù è l'evento e questo va vissuto per comprenderlo!

Mangiare in modo frettoloso, può provocare un'indigestione, ovvero un miscuglio di cibi che non ci danno una vera soddisfazione, non ci donano pace. Le cose vanno gustate lentamente. Così il funambolo non può correre sulla corda, altrimenti cade giù: deve saper trovare il giusto equilibrio e capire i giusti passi da mettere. 

Così è la fede: bisogna camminare piano per restare in equilibrio, saper ascoltare il Signore per cercare di capire quali sono gli atteggiamenti pagani e di incredulità da evitare e quali le cose che contano veramente, ovvero le realtà alle quali Dio vuole farci arrivare.
  • La mia fede cristiana tra cosa è tesa? Quali sono le pratiche/atteggiamenti pagani che qualche volta mi concedo a discapito di quelli cristiani?
  • Quali sono le credenze di cui mi fido più facilmente rispetto alla risurrezione di Cristo?
  • Di cosa avrei bisogno per credere in Gesù vivo e vero in mezzo a noi ora?

d. Domenico