"E la Parola si è fatta carne ed è venuta ad abitare in mezzo a noi" (Gv 1,14)
In tutto il trambusto che noi uomini facciamo, anche quest'anno il Signore ci viene a visitare. Lo fa come un bimbo felice che ci vuole portare la gioia. Ma siamo presi da tante cose perché ce ne accorgiamo. Abbiamo perso l'entusiasmo. Infatti, se usciamo per le strade, noteremo che nulla è cambiato, vedremo sempre le stesse cose: incredulità, disonestà, indifferenza, povertà di ogni tipo, sofferenza di ogni genere...
Gesù non viene per cambiare il mondo, ma per cambiare te, perché sia tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo! Perché possiamo essere noi la gioia che questo mondo cerca.
Dio in principio era Verbo, Parola sentita come astratta. Poi questo Verbo ha deciso di farsi conoscere dagli uomini in modo più intimo ed è divenuto concreto assumendo carne umana, di farsi vedere in carne e ossa e condividere la sorte degli uomini (sofferenza, morte, ma anche gioia e vita). Eppure gli uomini "non lo hanno riconosciuto e non lo hanno accolto" (cf Gv 1,10-11).
Quante volte non accogliamo Gesù! Non lo accogliamo nelle persone che ci sono accanto e ci hanno offeso, nel fratello che soffre, nell'anziano che nessuno visita, nel migrante che ha bisogno di aiuto, nell'amico che ha problemi familiari, nel povero che non sa cosa mangiare, nell'uomo che non sa elevare la propria umanità...
Inoltre non lo difendiamo da chi ce lo vuole strappare e sta svuotando di significato il giorno del Natale rubandoci Gesù e facendolo uscire dalle scuole, dalle tradizioni, dalle motivazioni umanitarie...
Eppure Lui ogni anno decide di nascere e ci dà la possibilità di festeggiarlo. Per chi lo accoglie, e lo accoglie come si conviene (non con luci e decorazioni che presto toglieremo, ma coi sacramenti che ci ricordano che ogni giorno è Natale), a questi dà la grazia di essere sempre felici e di vivere come figli di Dio.
Chi lo accoglie, chi si lascia attraversare dalla Sua luce, potrà riconoscere la gloria di Dio ogni giorno, in ogni cosa.
Oggi è nata la gioia, quella che tutti dovremmo cercare e custodire gelosamente. Almeno per questo periodo natalizio, non pensiamo ai nostri pensieri, ansie, preoccupazioni, lavori... ma lasciamo a Gesù la centralità di questa festa. Recuperiamo le origini della nostra fede, del Natale... perché torni a chiamarsi "Natale del Signore". Mettiamo da parte la tristezza, i litigi, gli affari... ricordiamoci che il protagonista di questi giorni (come di tutti i giorni) è Gesù che è venuto a condividere la nostra vita.
Rimettiamo al centro della vita e della nostra fede Colui che dà senso al nostro essere e al nostro credo: Gesù Bambino. Che sia quel Bambino a dirci cosa fare, che sia lui il capo della nostra vita, come lo sono tutti i bimbi che nascono in una famiglia, che decidono quando bisogna dormire, quando bisogna mangiare, quando bisogna passeggiare...
Gesù vuole solo una culla per vivere, possibilmente morbida. Che quest'anno non trovi la culla dei nostri cuori dura, ma avverta il nostro desiderio di accoglierlo e trovi il nostro cuore pronto a farsi raggiungere dalla sua volontà e dal suo amore. Da qui capiremo che senso ha per noi il Natale.
- Cosa sto cercando? Cosa voglio vedere nel mondo?
- La mia carne si lascia attraversare dalla Parola? I miei occhi sono pronti a vederlo incarnato, a riconoscerlo nella gente che mi circonda?
- Quanto ascolto la Parola? Quanto mi lascio attraversare da essa?
- Quanto cerco di incarnare gli insegnamenti di Gesù? Cosa faccio per imitarlo?
- Quanta esperienza di Dio faccio?
d. Domenico