domenica 4 settembre 2016

I tre atteggiamenti per essere un buon e santo cristiano




Chissà quante volte ci siamo chiesti come deve essere un buon cristiano... 


Spesso capita di sentirci già santi solo perché abbiamo lasciato un'offerta a un poveraccio (che magari non ci saremmo tolti davanti se non mollandogli una moneta), o perché abbiamo appena compiuto una buona azione nei confronti di qualcuno (giusto per metterci la coscienza a posto), oppure perché finalmente abbiamo partecipato a una messa (approfittando del battesimo, del funerale o del matrimonio di un parente).

Peccato che la santità richieda costanza e coerenza in queste cose! Eppure tutti siamo chiamati a essere santi... sin dal giorno del nostro Battesimo. Ma allora come si fa per essere santi? Dal Vangelo (Lc, 14, 25-33) si evincono tre caratteristiche per essere buon e santo cristiano: Radicalità, Croce, Libertà.

1. Radicalità: è l'atteggiamento di quel cristiano che si sforza di calare il messaggio evangelico nella quotidianità, che cerca di mettere in pratica in ogni momento della giornata l'insegnamento di Gesù (parlare, agire, operare, pensare, pregare...) e magari si impegna per approfondire la propria fede senza presunzione di sapere già tutto.

Non di rado capita di relegare la propria fede a momenti eccezionali o a persone eccezionali per cui oggi credo in Dio perché mi è morta una persona cara o perché devo fare un esame... finito quel momento torno alla mia vita di sempre... senza Dio! Oppure in questo periodo voglio credere perché è arrivato un prete giovane in parrocchia o perché c'è il papa di turno che è veramente figo e si fa i selfie con tutti... Poi quando questi non ci saranno più vediamo di cambiare parrocchia, o magari anche religione!

A tutti i battezzati Gesù chiede di insegnare il Vangelo sempre, ovunque e comunque!

2. Croce: quando Gesù dice di prendere la croce e seguirlo non è invito a scegliere il sadismo e provare piacere nel soffrire. "Prendere la propria croce" significa accettare di annunciare il Vangelo anche quando costerà fatica, essere testimoni di Cristo anche quando tutti la penseranno diversamente da te e cercheranno di convincerti che "ormai tutti fanno così". In altri termini Gesù sta invitando a restare coerentemente cristiani fino all'ultimo, costi quel che costi.

Pensiamo a quanta gente paga con la vita questa coerenza... perché ci crede veramente! E noi? perché ci creiamo mille scuse e giustificazioni per non andare a messa, per non approfondire la nostra fede, per non essere coerenti e giusti a lavoro, con gli amici, in famiglia... Forse non ci crediamo veramente?

3. Libertà: questa parola bistrattata ci rimanda alla nostra origine divina: siamo fatti per il cielo. Ma se restiamo legati in maniera smodata e morbosa ai beni terreni credendoli più importanti della relazione con Dio e con chi abbiamo accanto, non riusciremo a raggiungere il cielo! 

Spesso si crede che quello che Gesù chiede sia un vivere senza beni, in realtà Gesù non vuole da tutti la povertà materiale, ma chiede di non attaccare il cuore in modo morboso a quei beni che prima o poi lasceremo sulla terra. Piuttosto, sarebbe buono e santo impiegare quel tempo a santificare Dio (pregando, facendo una donazione, aiutando chi non ha di che vivere...) anziché spendere energie e tempo ad accumulare, accumulare, accumulare...

Il rischio è di consolarsi con le cose materiali e non pensare a coltivare la relazione con Dio e con il prossimo nel quale il Signore ci ha sempre detto che dobbiamo cercare il Suo volto... proprio come ha fatto sempre Madre Teresa di Calcutta!

  • A quali atteggiamenti/cose materiali sono ancora morbosamente attaccato? Cosa non mi permette di essere libero per Dio?
  • Cosa mi impedisce di essere veramente cristiano?
  • Che tipo di fede vivo?
d. Domenico Bruno


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