E se amare è difficile di per sé, figurarsi amare i propri nemici!
Ma è qui che ci giochiamo la nostra fede. È qui la differenza tra chi crede e chi no, tra chi ha Gesù come riferimento e chi no.
Per il resto è tutta questione di buona educazione...
Ne-mico = non amico. Sono amico nel momento in cui vado incontro all'altro, mi apro a lui, mi sforzo di conoscerlo e riesco a trovare in lui qualcosa per cui vale la pena donargli il mio tempo. Gesù lo ha fatto coi suoi discepoli (così tanto diversi da lui), con quelli che lo hanno tradito o abbandonato e che sembravano tanto amici (penso a Giuda, penso ai discepoli che al momento della croce scappano), con i peccatori, coi farisei e gli scribi, coi romani (di cui uno avrebbe voluto diventargli amico sotto la croce)...
Chissà quanti ne-mici ci sono oggi (di fede, di pensiero, di orientamento politico, di lavoro, di famiglia...)
Salutare il proprio amico o stimare chi ci stima non dà merito, perché è la cosa più banale e scontata del mondo. Noi non siamo chiamati ad essere banali, ma a dare spessore alla nostra vita, a crescere umanamente e spiritualmente... E il lievito della nostra vita è Gesù, il suo insegnamento, la sua vita!
Riesco a comportarmi come Gesù?
So essergli amico amando i miei nemici come ha fatto Lui?
Chi sono i miei nemici oggi?
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