lunedì 26 settembre 2016

Il centro dei miei pensieri


A cosa stiamo pensando?
Di cosa ci stiamo preoccupando?

Il profeta Amos ammonisce coloro che non hanno il pensiero di Dio e coloro che non pensano a Dio "guai agli spensierati" (Cfr Am, 6,1). È molto facile vivere senza pensare come pensa Dio, è molto facile vivere per avere dalla vita il meglio magari a scapito di qualcuno che invece lotta per sopravvivere…

San Paolo ci ricorda che questo atteggiamento è puro egoismo: vivere senza pensare alla giustizia, alla pietà, alla carità, senza avere pazienza, senza essere miti significa vivere senza fede.  Per un cristiano vivere la fede significa lottare ogni giorno contro le tentazioni che ci allontanano dalla volontà di Dio. Ecco perché sarebbe bene che in tutto ciò che facciamo ci chiedessimo "io voglio questo..., Dio lo vorrebbe?".

Se non abbiamo in mente questa domanda, rischiamo di fare la fine del ricco epulone del Vangelo (cfr Lc 16, 19-31): non potremo pretendere da Dio che si ricordi di noi in punto di morte, se in vita non abbiamo mai pensato a Lui o non abbiamo mai pensato come Lui avrebbe voluto. Gesù non condanna la ricchezza, ma l'uso egoistico che si fa di essa... e questo succede quando il centro dei nostri pensieri è il nostro io, e non è Dio, il quale chiede di essere riconosciuto nel povero, nell'anziano, nell'ammalato che abbiamo accanto, che grida continuamente aiuto e che ci ostiniamo a non ascoltare. 


  • E io a chi voglio pensare? Chi voglio ascoltare?
  • Di cosa mi voglio preoccupare?
  • Chi è il centro dei miei pensieri?
d. Domenico

martedì 13 settembre 2016

Siamo zombie

Spesso quando ascoltiamo questo brano del Vangelo (Lc 7,11-17) ci identifichiamo o nella donna che piange e si dispera, o in Gesù stesso che prova compassione… Perché non provare a immedesimarsi nel ragazzo morto? 

In fondo tutti noi cristiani moriamo quando non riusciamo ad essere membra dello stesso corpo di Gesù, che è la Chiesa (cf 1Cor 12,12-14): quando vogliamo prevalere sugli altri; quando il Signore ci chiede di essere mano per operare e noi vogliamo essere capo per comandare; quando il Signore ci chiede di essere orecchio per ascoltare e noi vogliamo essere solo bocca per parlare; quando il Signore ci chiede di essere occhi che sappiano stare chiusi per adorarlo e noi vogliamo essere piedi pronti a scappare perché  sempre indaffarati… È proprio questo nostro atteggiamento che non ci permette di essere cristiani veri, cristiani vivi!
Ma il Signore che non si stanca di noi, ci dice continuamente: "dico a te, alzati!". Dio ancora spera che ci alziamo e torniamo a vivere, perché non vuole che siamo zombie, ma decisamente e pienamente vivi!


  • So stare in ascolto del Signore?
  • Mi fido di Dio al punto da accettare ciò che chiede senza contestare?
  • Voglio essere parte del suo corpo e collaborare con Lui o voglio sostituirmi a Lui?
  • La mia vita di fede è viva o sta morendo? Di cosa ha bisogno per restare vivo?

d. Dom


domenica 11 settembre 2016

Dio ha un cuore di burro



Quante volte ci ribelliamo a Dio coi nostri peccati e con le nostre disobbedienze al suo insegnamento... Eppure è sempre li ad attendere che torniamo e mai per rimproverarci, ma per gioire con noi del nostro ritorno a Lui.

È un Dio che vuole vederci gioire e gioisce con noi quando siamo felici. E qual è l'ingrediente speciale della ricetta per la nostra gioia? Il cuore di burro di Dio! Sì perché il suo cuore è tenero come il burro, saporito come il burro, scivoloso come il burro:

- tenero perché ci ama da non poterci tenere il muso, perché sa che sentendoci amati proviamo gioia e Lui vuole vederci sempre felici, per questo ci manda sempre occasioni o persone a ricordarci che non siamo soli e che non siamo fatti per esser tristi.

- saporito perché se riuscissimo a conformare il nostro cuore e il nostro agire al Suo, la nostra vita assumerebbe una prospettiva diversa: impareremmo a guardare il cuore della gente senza giudicarla, sapremmo andare incontro a chi sta cercando la propria gioia e la nostra vita assumerebbe un sapore più raffinato, diverso dagli altri.

- scivoloso perché il cuore di Dio non è un cuore al quale si attaccano i nostri peccati, le nostre ribellioni... Dio come un vero padre lascia scivolar via i nostri errori, perché sa che stiamo ancora crescendo e dobbiamo ancora molto imparare. Ecco perché esulta e festeggia quando ci vede tornare come al figlio prodigo del Vangelo (Lc 15, 1-32): sa che abbiamo capito di aver sbagliato e che vogliamo tornare per imparare da Lui a essere autenticamente felici!

Il burro nei dolci dà più sapore, fragranza, profumo... se imparassimo anche noi ad avere un cuore così daremmo alla nostra vita un sapore più intenso, una fragranza maggiore e un profumo che attirerebbe tante persone.

  • Chi è Dio per me?
  • So riconoscere i miei errori? Torno da Dio? Mi confesso spesso?
  • Cosa posso fare per obbedire a Lui?
  • Che sapore ha la mia vita oggi? È scialba? Ha un sapore passeggero?
  • Cosa mi manca per avere un cuore come quello di Dio?

d. Domenico

giovedì 8 settembre 2016

Santa Maria nata per noi peccatori...

Maria non nasce per Dio, ma nasce per l'uomo che Dio vuole salvare. 

La nascita di Maria ci ricorda che Dio chiede all'uomo di collaborare per aiutarlo ad entrare nel mondo. Il Signore davanti alle sue creature è "impotente", non sa dire di no, perché il tanto amore lo spinge a vederle sempre felici e si piega sempre davanti a noi. Spesso però siamo noi che non sappiamo/vogliamo chinarci davanti al Lui. 

Guardando al sì di Maria, alla sua umile disponibilità e guardando alla sua capacità di riconoscere che la sua esistenza è per aiutare l'opera di Dio nel mondo, impariamo a dire al Signore il nostro sì perché "questo è il giorno in cui il Creatore dell'universo ha costruito il suo tempio, oggi il giorno in cui, per un progetto stupendo, la creatura diventa la dimora prescelta dal Creatore" (s. Andrea di Creta).

  • So essere tempio di Dio? Lo so accogliere?
  • Come dico il mio sì a Dio?
  • Come lo aiuto ad entrare nel mondo?

d. D.B. 

martedì 6 settembre 2016

Gesù da toccare

Il Vangelo (Lc 6, 12-19) si conclude con il desiderio della folla di toccare Gesù perché da Lui usciva una forza capace di guarire tutti. 

Due riflessioni si impongono: 
1. Gesù sprigiona questa forza perché la riceve dal Padre ogni volta che si mette in preghiera con Lui e tutti ne sentono il bisogno. Anche noi possiamo ottenerla se sappiamo metterci e restare in preghiera.

Prego? Come? Quanto?

2. La folla vuole toccare Gesù perché ci crede veramente, sa che lui può salvare, perché lo ha frequentato e vuole stare con Lui. Il desiderio di toccare Gesù è tipico di chi fa esperienza profonda di preghiera e di carità. Dopo aver pregato ed essere stato spiritualmente con Gesù avverto ciò che Lui desidera da me. Quel compito che mi affida serve a me per poterlo incontrare nelle persone che mi chiede di servire e servendole potrò servire Lui e abbracciarlo. 

Desidero toccare Gesù? Sento il bisogno di incontrarlo nelle persone che mi chiede di servire e nelle occasioni che mi chiede di vivere?

d. Domenico

domenica 4 settembre 2016

I tre atteggiamenti per essere un buon e santo cristiano




Chissà quante volte ci siamo chiesti come deve essere un buon cristiano... 


Spesso capita di sentirci già santi solo perché abbiamo lasciato un'offerta a un poveraccio (che magari non ci saremmo tolti davanti se non mollandogli una moneta), o perché abbiamo appena compiuto una buona azione nei confronti di qualcuno (giusto per metterci la coscienza a posto), oppure perché finalmente abbiamo partecipato a una messa (approfittando del battesimo, del funerale o del matrimonio di un parente).

Peccato che la santità richieda costanza e coerenza in queste cose! Eppure tutti siamo chiamati a essere santi... sin dal giorno del nostro Battesimo. Ma allora come si fa per essere santi? Dal Vangelo (Lc, 14, 25-33) si evincono tre caratteristiche per essere buon e santo cristiano: Radicalità, Croce, Libertà.

1. Radicalità: è l'atteggiamento di quel cristiano che si sforza di calare il messaggio evangelico nella quotidianità, che cerca di mettere in pratica in ogni momento della giornata l'insegnamento di Gesù (parlare, agire, operare, pensare, pregare...) e magari si impegna per approfondire la propria fede senza presunzione di sapere già tutto.

Non di rado capita di relegare la propria fede a momenti eccezionali o a persone eccezionali per cui oggi credo in Dio perché mi è morta una persona cara o perché devo fare un esame... finito quel momento torno alla mia vita di sempre... senza Dio! Oppure in questo periodo voglio credere perché è arrivato un prete giovane in parrocchia o perché c'è il papa di turno che è veramente figo e si fa i selfie con tutti... Poi quando questi non ci saranno più vediamo di cambiare parrocchia, o magari anche religione!

A tutti i battezzati Gesù chiede di insegnare il Vangelo sempre, ovunque e comunque!

2. Croce: quando Gesù dice di prendere la croce e seguirlo non è invito a scegliere il sadismo e provare piacere nel soffrire. "Prendere la propria croce" significa accettare di annunciare il Vangelo anche quando costerà fatica, essere testimoni di Cristo anche quando tutti la penseranno diversamente da te e cercheranno di convincerti che "ormai tutti fanno così". In altri termini Gesù sta invitando a restare coerentemente cristiani fino all'ultimo, costi quel che costi.

Pensiamo a quanta gente paga con la vita questa coerenza... perché ci crede veramente! E noi? perché ci creiamo mille scuse e giustificazioni per non andare a messa, per non approfondire la nostra fede, per non essere coerenti e giusti a lavoro, con gli amici, in famiglia... Forse non ci crediamo veramente?

3. Libertà: questa parola bistrattata ci rimanda alla nostra origine divina: siamo fatti per il cielo. Ma se restiamo legati in maniera smodata e morbosa ai beni terreni credendoli più importanti della relazione con Dio e con chi abbiamo accanto, non riusciremo a raggiungere il cielo! 

Spesso si crede che quello che Gesù chiede sia un vivere senza beni, in realtà Gesù non vuole da tutti la povertà materiale, ma chiede di non attaccare il cuore in modo morboso a quei beni che prima o poi lasceremo sulla terra. Piuttosto, sarebbe buono e santo impiegare quel tempo a santificare Dio (pregando, facendo una donazione, aiutando chi non ha di che vivere...) anziché spendere energie e tempo ad accumulare, accumulare, accumulare...

Il rischio è di consolarsi con le cose materiali e non pensare a coltivare la relazione con Dio e con il prossimo nel quale il Signore ci ha sempre detto che dobbiamo cercare il Suo volto... proprio come ha fatto sempre Madre Teresa di Calcutta!

  • A quali atteggiamenti/cose materiali sono ancora morbosamente attaccato? Cosa non mi permette di essere libero per Dio?
  • Cosa mi impedisce di essere veramente cristiano?
  • Che tipo di fede vivo?
d. Domenico Bruno