domenica 25 dicembre 2016

La Gioia si è fatta carne!


"E la Parola si è fatta carne ed è venuta ad abitare in mezzo a noi" (Gv 1,14)

In tutto il trambusto che noi uomini facciamo, anche quest'anno il Signore ci viene a visitare. Lo fa come un bimbo felice che ci vuole portare la gioia. Ma siamo presi da tante cose perché ce ne accorgiamo. Abbiamo perso l'entusiasmo. Infatti, se usciamo per le strade, noteremo che nulla è cambiato, vedremo sempre le stesse cose: incredulità, disonestà, indifferenza, povertà di ogni tipo, sofferenza di ogni genere...

Gesù non viene per cambiare il mondo, ma per cambiare te, perché sia tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo! Perché possiamo essere noi la gioia che questo mondo cerca.

Dio in principio era Verbo, Parola sentita come astratta. Poi questo Verbo ha deciso di farsi conoscere dagli uomini in modo più intimo ed è divenuto concreto assumendo carne umana, di farsi vedere in carne e ossa e condividere la sorte degli uomini (sofferenza, morte, ma anche gioia e vita). Eppure gli uomini "non lo hanno riconosciuto e non lo hanno accolto" (cf Gv 1,10-11).

Quante volte non accogliamo Gesù! Non lo accogliamo nelle persone che ci sono accanto e ci hanno offeso, nel fratello che soffre, nell'anziano che nessuno visita, nel migrante che ha bisogno di aiuto, nell'amico che ha problemi familiari, nel povero che non sa cosa mangiare, nell'uomo che non sa elevare la propria umanità...

Inoltre non lo difendiamo da chi ce lo vuole strappare e sta svuotando di significato il giorno del Natale rubandoci Gesù e facendolo uscire dalle scuole, dalle tradizioni, dalle motivazioni umanitarie...

Eppure Lui ogni anno decide di nascere e ci dà la possibilità di festeggiarlo. Per chi lo accoglie, e lo accoglie come si conviene (non con luci e decorazioni che presto toglieremo, ma coi sacramenti che ci ricordano che ogni giorno è Natale), a questi dà la grazia di essere sempre felici e di vivere come figli di Dio. 

Chi lo accoglie, chi si lascia attraversare dalla Sua luce, potrà riconoscere la gloria di Dio ogni giorno, in ogni cosa.

Oggi è nata la gioia, quella che tutti dovremmo cercare e custodire gelosamente. Almeno per questo periodo natalizio, non pensiamo ai nostri pensieri, ansie, preoccupazioni, lavori... ma lasciamo a Gesù la centralità di questa festa. Recuperiamo le origini della nostra fede, del Natale... perché torni a chiamarsi "Natale del Signore". Mettiamo da parte la tristezza, i litigi, gli affari... ricordiamoci che il protagonista di questi giorni (come di tutti i giorni) è Gesù che è venuto a condividere la nostra vita.

Rimettiamo al centro della vita e della nostra fede Colui che dà senso al nostro essere e al nostro credo: Gesù Bambino. Che sia quel Bambino a dirci cosa fare, che sia lui il capo della nostra vita, come lo sono tutti i bimbi che nascono in una famiglia, che decidono quando bisogna dormire, quando bisogna mangiare, quando bisogna passeggiare...

Gesù vuole solo una culla per vivere, possibilmente morbida. Che quest'anno non trovi la culla dei nostri cuori dura, ma avverta il nostro desiderio di accoglierlo e trovi il nostro cuore pronto a farsi raggiungere dalla sua volontà e dal suo amore. Da qui capiremo che senso ha per noi il Natale.

  • Cosa sto cercando? Cosa voglio vedere nel mondo?
  • La mia carne si lascia attraversare dalla Parola? I miei occhi sono pronti a vederlo incarnato, a riconoscerlo nella gente che mi circonda?
  • Quanto ascolto la Parola? Quanto mi lascio attraversare da essa?
  • Quanto cerco di incarnare gli insegnamenti di Gesù? Cosa faccio per imitarlo?
  • Quanta esperienza di Dio faccio?

d. Domenico





mercoledì 21 dicembre 2016

La gioia da comunicare!

Maria raggiunge la cugina Elisabetta e lo fa comunicandole gioia. Maria è piena di Spirito Santo e con la sua sola presenza rende partecipe la cugina del dono dello Spirito e della gioia che il Signore produce in chi lo porta nel cuore.

Siamo immersi nella comunicazione, ci diciamo cristiani, ma spesso siamo musoni, lamentoni, pessimisti... ma cosa comunichiamo allora con la nostra vita? Cosa c'è nel nostro cuore?

Gesù è venuto nel mondo per portare la gioia e condividerla con gli uomini, ma noi, oltre a dimenticarci di lui, ci dimentichiamo a quale futuro gioioso siamo destinati. Siamo troppo concentrati sulle nostre cose, siamo addirittura concentrati nel puntarci il dito l'un l'altro... Troppo occupati per impegnarci delle cose di Dio.

Come sarebbe bello se anche noi come Maria, ripieni di Spirito Santo, contagiassimo di gioia e speranza chiunque incontrassimo sulla nostra strada. Come sarebbe bello se anche le viscere di chi abbiamo di fronte esultassero di felicità. Come sarebbe sublime se, per la nostra gioia, il nostro interlocutore si accorgesse che siamo cristiani e avesse il desiderio di vivere la fede.

Che il Signore ci dia la capacità di comunicare la gioia da lui ricevuta e ci renda capaci di testimoniarlo con la nostra vita.

d. Domenico





domenica 18 dicembre 2016

Grandi uomini per grandi sogni


Giuseppe è un sognatore e ci insegna che non dobbiamo mai abbandonare i nostri sogni! 

Dio si rivela nel sonno perché, mentre dormiamo, finalmente la nostra bocca tace e lascia spazio alla Parola di Dio. 

Bisogna però capire: cosa noi sogniamo? 

Il sogno è il pensiero fisso nella nostra testa. Ogni volta che pensiamo al nostro sogno, il nostro cuore batte più forte. Sembra quasi che il nostro cuore sia il luogo in cui abita il nostro sogno...

Giuseppe "era un uomo giusto" (Mt 1,19), che in linguaggio biblico significa "era un uomo di Dio, si impegnava a fare sempre la volontà di Dio"... in altri termini aveva sempre al centro dei suoi pensieri Dio.

Facendo silenzio, Giuseppe può ascoltare la Parola di Dio che ha nel cuore e prendere la saggia decisione di accogliere Maria e non ripudiarla, perché l'uomo giusto comprende allora la sua missione: "lo chiamerai Gesù" (Mt 1,21), lo custodirai perché è mio, è mia volontà, quindi "non temere" (Mt 1,20).

Che bello Giuseppe, anche se all'inizio si trova un po' sfasato, continua a fidarsi di Dio che ben presto gli manifesta che quella è la Sua autentica volontà.

Dio ha sognato l'uomo (Adamo) e lo ha custodito, ma l'uomo sognato non ha avuto una buona riuscita. Allora Dio ri-sogna l'uomo e lo realizza in Gesù, ma ha bisogno dell'uomo vecchio per realizzare il suo nuovo sogno. E questo non sarebbe stato possibile se l'uomo vecchio non avesse saputo sognare il sogno di Dio.

Saremo grandi uomini se avremo grandi sogni. E saranno grandi quei sogni che conterranno Dio al loro interno!

Ormai ci siamo: Natale è vicino, e Gesù nascerà tra l'indifferenza di tanti e la trepidazione di molti. Ai credenti trepidanti è affidata la stessa missione di Giuseppe: proteggere Gesù.  Anche oggi Gesù ha bisogno di essere difeso da chi lo vuole rubare o eliminare sottraendolo alla società (professando un laicismo esasperato come valore), alla cultura (decentrando il motivo del suo conoscere), alla fede (che non sa più in cosa credere, dal momento che la festa di Natale è diventata solo un pretesto per scambiarsi regali e consumare un po' di corrente).

Impegniamoci perché anche Gesù torni... e potrà nascere se reimpariamo a sognare il sogno di Dio.

  • Quali sono i miei sogni? Cosa mi fa battere davvero il cuore?
  • Come custodisco Gesù?
  • Come posso prepararmi per accoglierlo?
  • Quanto Dio c'è nei miei pensieri e nel mio cuore?
  • Che Natale voglio festeggiare (da) quest'anno?
d. Domenico


domenica 11 dicembre 2016

La crisi fa bene!


Quante volte riduciamo Dio all'idea che ci siamo fatti di Lui: se Dio fosse così...allora dovrebbe fare così... Se Gesù mi vuole davvero bene, deve farmi questo... Non vado a messa e non mi confesso tanto Dio sa già tutto di me e io prego più di quelli che vanno in chiesa per farsi vedere...

In altri termini, ci costruiamo un Dio a convenienza. Mai, però, abbiamo l'umiltà di Giovanni il Battista (cf. Mt 11,2-11) di chiedere al Signore: "Sei Tu" presente in queste mie parole? Quanto di Te c'è nei miei desideri? Ciò che sto facendo, o sto per fare, è Tua volontà?

Giovanni è il messaggero di Gesù, lo preannuncia e invita tutti a seguire Lui, ma i modi di pensare e agire del Signore lo mettono in crisi (dal greco krino = vagliare, giudicare): il Battista, colui che aveva una certa idea del Messia, vede che Cristo opera in un modo diverso da quello che si aspettava. Mette in discussione le sue certezze, ma non teme di chiedergli "Sei tu?, Sei proprio tu?". Giovanni non esclude che la sua idea su Dio possa essere sbagliata, anzi, chiede a Dio stesso di aiutarlo a cercare la Verità. 

La crisi fa bene! Purifica i pensieri e l'anima e aiuta a penetrare il pensiero di Dio, togliendo le incrostazioni della fede superficiale per farla diventare grande. Siamo chiamati a divenire giganti della fede, come Giovanni il Battista!

La Verità su Dio non possiamo cercarla sui libri (e peggio su internet!) o ascoltando solo chi ci sa parlare di Dio, Dio si rivela parlando a noi e il luogo esclusivo per questo incontro è la preghiera, in ginocchio, personale, silenziosa, davanti all'Eucarestia!
Questo significa raddrizzare i sentieri e preparare la via al Signore che viene... e per questo gioire... anzi, godere!

Purtroppo siamo figli del Positivismo: cerchiamo sempre di spiegare Dio con i sensi ("se non vedo non credo") oppure con la mente ("se il ragionamento non fila, allora Dio non c'è"). 


- «Hai smesso di credere. Sì, hai smesso di credere a quello che non riesci più a vedere. Ma la realtà non si percepisce solo con i sensi e con la mente.»

Tomàs si ribellò a una simile assurdità. 
Esclusi i sensi e la mente, cos’altro rimaneva?

- «L’intuizione», rispose Stella Maris. «Chi crede soltanto a ciò che vede, vede una vita ingiusta e cattiva.» 

(M. Gramellini, L'ultima riga delle favole)


  • Io come credo? A cosa credo? Perché ci credo?
  • Quanto cerco la Verità? Come la cerco? Dove la cerco?
  • Prego? Come prego? Quanto prego?
  • Quanto coltivo la dimensione spirituale? Quanto so mettermi in crisi?
  • Mi faccio guidare da qualcuno?
  • Mi metto in crisi per crescere, o preferisco la comodità delle banali certezze che ho?
d. Domenico







giovedì 8 dicembre 2016

Con Maria siamo uteri felici!


Un uomo che stimo molto mi ha suggerito che ogni persona è utero che può permettere a Cristo di crescere in sé e nascere. Il problema è che se Cristo ce l'ho dentro, ma non lo faccio cresce (con la preghiera, coi sacramenti...) e non gli permetto di nascere (con le mie opere, col mio esempio nel mondo, difendendo i valori cristiani...) sto compiendo un aborto! 

Maria è un dono di Dio che ci viene dato come modello di perfezione da seguire. Guardando a lei dobbiamo capire che anche noi siamo chiamati a essere immacolati, anche noi possiamo scegliere di rinunciare al peccato... ma questo capiterà nel momento in cui faremo la scelta radicale di servire la Parola di Dio. Finché resteremo al servizio di noi stessi e non impareremo a dire come Maria "Eccomi, sono servo di Dio e farò secondo la Sua Parola", non rinunceremo mai alla tentazione e, anziché servire Dio, continueremo a servire il peccato!

L'angelo dice alla Vergine: "Il Signore è con te". Lei dice sì al progetto di Dio perché sa che Dio è con lei e non può che volere il suo bene. Anche noi abbiamo ricevuto in dono Dio nel giorno del Battesimo... ma perché, allora, non riusciamo ad aderire completamente alla Sua volontà?

L'Immacolata, la Donna senza macchia di peccato, Colei che ha rifiutato ogni tipo di peccato perché si è fidata completamente di Dio, preannuncia l'alba del giorno eterno in cui la gioia piena ci invaderà. 

E lei, Maria, ci guida e ci sostiene nel cammino che ancora ci separa da quel dì, suggerendoci di iniziare già da ora a sperimentare la bellezza di quel momento! E man mano che scegliamo di rinunciare al peccato, stiamo servendo Dio, facendolo crescere sempre più dentro di noi e facendo della nostra vita un utero felice che ha deciso di accogliere la Gioia dell'Amore.

  • Io chi voglio servire?
  • Chi voglio imitare?
  • In cosa sto sprecando le mie energie?
  • Che modelli ho intenzione di seguire nella mia vita?
  • A chi o cosa sto dando la mia vita?
d. Domenico



mercoledì 7 dicembre 2016

Questioni di cuore...

"Imparate dal mio cuore mite e umile" (Cf Mt 11,28-30). 

La conoscenza del Signore non è fatta di parole, ma di cuore. Anzi: della Sua Parola nel nostro cuore. 

Vivere l'Avvento significa far spazio nel cuore alla Parola che vuole incarnarsi e radicarsi dentro di noi, per poi diffondersi come una potente medicina nel nostro corpo "malato" di peccato e di tentazioni. Ma, perché questo accada, abbiamo bisogno di quell'umiltà che ci consenta di riconoscere i nostri bisogni spirituali. E la possiamo imparare solo da Gesù. 

Sforzarsi di vivere il Vangelo è preparare la culla a quel Bambino che ha bisogno di noi per entrare nel mondo. 

  • Come accoglierò Gesù quest'anno?
  • Come vivo il Vangelo?
  • Che Natale mi sto preparando a vivere?
  • Quale impegno ho preso col Signore?
d. Domenico 

domenica 4 dicembre 2016

Una Voce nel deserto... e chi l'ascolta?

Una voce grida nel deserto... ma perché grida se è nel deserto? Se intorno non c'è nessuno che lo ascolta?

È appunto questa l'esperienza che molto spesso Dio fa con noi: ci manda i "profeti" (= coloro che parlano a nome di Dio) perché ci aiutino a capire cosa dobbiamo fare, ma siamo così presi dalle nostre vite e dalle nostre abitudini quotidiane che non abbiamo tempo (e/o voglia) di ascoltarli.

Giovanni Battista al Giordano (cf. Mt 3,1-12) esorta chiunque alla conversione, cioè a ri-orientare la vita sulla giusta strada e ne spiega chiaramente il motivo: "il regno è qui". Gesù con la sua nascita è venuto a iniziare sulla terra il suo regno (il Paradiso) che si completerà nel momento in cui noi inizieremo a camminare sulla strada di Dio!

Ma a noi non piace camminare sulla strada spianata e dritta di Dio, poiché troppo in salita. Allora preferiamo addentrarci in scorciatoie apparentemente più comode, ma insidiose e contorte. Talmente contorte che si intrecciano al punto che perdiamo l'orientamento e andiamo fuori strada... perché abbiamo voluto fare di testa nostra e ci ritroviamo in un percorso pieno di ostacoli e di mille difficoltà che rallentano il nostro cammino. E ci affatichiamo di più.

La paura di faticare ci fa preferire, addirittura, allungare la strada e perderci!

Giovanni il Battista, invece, ci dà le indicazioni per arrivare prima a Cristo e prepararci nel momento in cui Lui verrà: semplicità di ragionamenti, essenzialità di vita, purificazione del cuore e della mente... 

Ma quanto è difficile per me che sono abituato a parlare male di tutto e di tutti, ad avere tutto e a privarmi di niente, che sto bene solo con me stesso perché sono il più bravo del mondo; quanto sono abituato a credere che quello che dico io è il meglio, quello che fanno gli altri è sempre sbagliato; quanto sono viziato a prendere solo ciò che mi piace e a evitare le cose che mi recano difficoltà; quanto sono migliore io che mi approprio indebitamente di qualcosa (o qualcuno) e critico chi invece sa fare sforzi e sa conquistarsi il necessario, la Provvidenza...

Quante volte mi dicono di ascoltare la voce del Signore, ma non voglio ascoltare chi mi parla del Signore! Quante volte invoco Dio e non sento le risposte che mi dà attraverso i suoi profeti e le persone che mi sono accanto. 

Eppure Lui mi sta gridando, ma io sono deserto... 

  • So essere eco della Parola di Dio? So prestare la mia voce a Dio per parlare del Suo Regno?
  • So ascoltare chi mi parla di Dio e si fa Sua voce?
  • Quali sono le cose essenziali per me? Cosa invece è superfluo?
  • Sto facendo spazio nella mia vita eliminando il superfluo per accogliere Gesù, che è l'Essenziale per la mia vita?
d. Domenico














domenica 27 novembre 2016

Vegliate! Siate credenti, non creduloni!

Oggi è il capodanno della Chiesa, il giorno in cui inizia l'anno liturgico. Un tempo di grazia che chiamiamo Avvento. In questo tempo Gesù ci dice: "State attenti, vegliate" (cfr. Mt 24,37-44). 

In altri termini: è tempo di svegliarsi! Noi diremmo che "chi dorme non piglia pesci", quindi bisogna stare attenti e prepararsi. Ma a cosa, a chi? Al Signore che viene. Gesù sappiamo che nasce il 25 Dicembre e ha promesso di tornare... ma non ha detto quando. Il tempo che ci viene concesso fino a Natale serve per allenarci a essere pronti, a non dormire... insomma, a svegliarci!

Ma da cosa dobbiamo svegliarci? Dalla mediocrità del peccato che assopisce la nostra fede e non ci permette di vedere Gesù mentre si avvicina...

Il peccato ci addormenta, perché non mi fa riconoscere Gesù col rischio che, come 2000 anni fa, quando è venuto non lo hanno riconosciuto, così anche noi, oggi, corriamo il pericolo di restare distratti: dalla routine quotidiana, dai pensieri negativi, dall'ozio, dall'egoismo, dall'avidità, dalla brama di potere, dal denaro, dal lavoro, dalla tecnologia (ab)usata male...

Per prepararsi occorre mettere da parte ciò che non ha a che fare con Cristo. Se diciamo di essere cristiani, ma preferiamo dormire (non solo fisicamente) e vivere con costumi molto rilassati, significa che vogliamo lasciare a riposo la nostra fede. Questo non vuol dire essere credenti, ma creduloni! Noi siamo chiamati a dare ragione di ciò in cui crediamo (con la confessione che ci purifica, con la meditazione che apre e predispone il nostro cuore). E ci crederemo nella misura in cui lo metteremo in pratica!

La vera fede esige di essere ravvivata, svegliata, approfondita, meditata... questo porterà alla maggiore conoscenza di chi è veramente Gesù. Questo significa prepararsi al Suo arrivo. Se non mi sono impegnato a conoscere Cristo, quando verrà non lo riconoscerò e vivrò quel giorno come tutti gli altri...

Puntuale, come ogni anno, il Signore viene! 

E io come mi sto preparando?
d. Domenico

martedì 22 novembre 2016

Santa Cecilia ci insegna a cantare Dio

Un cristiano può essere stonato non solo con la voce, ma anche con la vita quando, cioè, ciò che vive e il modo in cui vive non sono in armonia con la melodia del Vangelo.

Facciamo della nostra vita un perenne canto di lode a Dio!

domenica 20 novembre 2016

Senza Cristo come Re è come vivere senza testa


Nella solennità di Cristo Re e nel vedere Gesù morire in croce (Lc 23,35-43), c'è ben poco da essere fieri ad avere un re così... ma poi re di cosa? Perché Gesù voleva farsi re? Non c'era già un re?

Ad occhi stupidi e increduli tutte queste osservazioni sono lecite, il fatto è che Gesù è re di chi lo vuole seguire... dei cristiani!

In breve potremmo comprendere la regalità di Cristo anche solo a partire dal significato di re, ovvero essere capo, guida. Dunque Gesù è mandato sulla terra per aiutare gli uomini a conoscere Dio, conformarsi al suo insegnamento e giungere in Paradiso. Allora il regno di Gesù è il Paradiso! Non fa niente se lo capiamo tardi, l'importante è impegnarsi a comprendere che Dio ci vuole salvare, cioè portare tutti in Paradiso, ci vuole dare la vita eterna e lo fa dandoci una strada da seguire... il Figlio!

Cristo non fa altro che indicarci la via, perché non perdiamo di vista il nostro obiettivo: conquistarci il Paradiso. Non importa se è tardi, possiamo sempre iniziare a seguire la sua Parola: in fondo, anche il ladrone in croce, dopo aver compreso che Gesù è veramente re, si converte... e il Signore gli dà le chiavi del suo regno, regno di vita, di verità, di pace...

Quindi Gesù è 
- re di vita, perché seguendo i suoi insegnamenti ci aiuta a dare significato vero e profondo alla nostra vita (quante vite vuote ci sono, perché credono di poter fare a meno di Dio!); 
- re di verità, perché più lo seguiamo e più impariamo a conoscere Dio e il suo progetto di amore per noi;
- re di pace, perché se ci comportiamo come "Cristo comanda" non avremo più bisogno di farci "guerra" tra noi.

Ma Gesù, come ogni capo, non è mai ben visto, perché dice cose che ci danno fastidio... ma sono proprio quelle che ci permettono di crescere (come un genitore coi figli).

Se poi consideriamo che in italiano il termine capo è usato per riferirsi anche alla testa, capiamo che non si può vivere senza un capo: sarebbe come pretendere che un corpo vivesse senza testa! Come fa un corpo a sapere cosa deve fare se non ha la testa?? Come fa senza testa un corpo a restare in piedi?? Come si può definire "persona" un corpo senza testa?? Ecco che Gesù ci dice cosa fare per vivere bene e con Lui siamo pienamente persona!

  • Anche gli svaghi, la tecnologia sono tentazioni che possono diventare "capi" della mia vita... 
  • C'è qualche peccato che ha il sopravvento nella mia vita togliendo il primato a Cristo?
  • Chi/Cosa sto seguendo? Cosa farei per questo?
  • Mi piacerebbe vivere senza un capo che mi dice anche le cose scomode? Perché?
  • Mi è difficile capire che Gesù vuole il mio bene? Perché?
  • Come mi piacerebbe vivere la fede?
  • Cosa vorrei che Gesù mi dicesse perché possa vivere bene?
d. Domenico B.





domenica 13 novembre 2016

Il cristiano è un sognatore


I sogni son desideri. Desiderare significa puntare alle stelle. San Paolo insegna che dobbiamo aspirare alle cose alte ("Duc in altum"), cioè puntare a Dio, alzare la testa, nonostante i momenti bui! 

Quindi chi sogna, o sogna Dio o non sogna. 

Un cristiano che non sa sognare Dio non è un buon cristiano. Gesù nel Vangelo (Lc 21,5-19) dice che non dobbiamo fidarci di chi vuole dirci come andrà il mondo, di come andrà il futuro... Sono tutti bugiardi! Nessuno può sapere cosa accadrà, se non Dio solo!

Quante volte anziché credere alla Parola di Dio che vuole guidarci alle cose alte, crediamo alle parole degli uomini (cartomanti, maghi, fattucchieri...) o quante volte cerchiamo la pace e la felicità in pratiche pseudo-psico-religiose che non hanno niente a che fare con la fede? Che cristiano è quello che non apre il Vangelo e si lascia guidare dall'insegnamento del Signore?

Essere cristiani oggi non è facile, lo dice pure Gesù ("vi perseguiteranno", "vi odieranno", "perderete la vita a causa del mio nome"...), ma non per questo dobbiamo smettere di esserlo! Gesù ha promesso la vita eterna per chi sarà perseverante nella fede: "Con la perseveranza la vostra vita si salverà". 

Cos'è la perseveranza? E' l'energia che spendo per raggiungere qualcosa che ho nel cuore e a cui tengo tanto. Se ho un sogno che per me vale davvero la pena raggiungere, farò di tutto perché si realizzi. Lotterò fino in fondo e duramente, perché ci credo veramente! 
Altrimenti vuol dire che non è importante...

Quando c'è un sogno che voglio realizzare con tutte le mie forze, anche nelle difficoltà non mi abbatto, ma resisto, proseguo, persevero!
  • So sognare il Bene? Mi lascio guidare da Lui?
  • Tutti vogliono la pace nel mondo, ma quanti cercano Dio che è la Pace? Quanti si sforzano di seguire gli insegnamenti di Dio, affinché la sua Parola si incarni ed entri nel mondo attraverso di noi?

Un uomo che non sogna Dio, non sa sognare.
  • Ho un sogno? So sognare? Cosa sogno?
  • So sognare Dio? Sogno la vita eterna? 

d. Domenico





domenica 6 novembre 2016

Il Diocardiogramma


Quante volte mi è venuto di pensare che Dio non avrebbe dovuto inventare la morte... è una cosa sadica.

Poi, leggendo il Vangelo (Lc 20, 27-38) ho letto che Gesù confrontandosi coi sadducei (che non credevano alla risurrezione) parla di risurrezione e di Dio dei viventi.

In effetti, ho pensato che anche noi oggi siamo un po' sadducei: non siamo molto convinti della risurrezione della carne... Eppure noi cristiani, che seguiamo Cristo, non dovremmo mai dubitare di questo, perché Gesù è stato il primo a risorgere, cioè ad avere una vita nuova, trasformata... e per chi lo segue e "vive per Lui" è garantita la stessa sorte. Infatti il Vangelo si conclude che "Dio è il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe". Dice che "è", non "è stato". Quindi Abramo, Isacco e Giacobbe sono vivi, hanno ricevuto la nuova vita, dopo aver vissuto per Dio la loro vita terrena!

Qui ho capito che non è stato Dio a inventare la morte, Lui ha creato solo la vita...

Ma che significa "vivere per Dio"?
Se il peccato offende Dio, ogni volta che pecco mi sto allontanando da Lui perché non sto facendo qualcosa di cui può essere contento. E se Dio mi ha dato la vita, vuol dire che ciò che mi dice di fare è per vivere a pieno questa vita... quindi ogni volta che pecco muoio, perché non vivo secondo la sua volontà, ma secondo le cose banali e passeggere di questo mondo che mi allontanano da Lui e mi fanno morire... anche se il mio elettrocardiogramma continua a dare segni di vita, ma sarà una vita che finirà qui in terra.

In questo Vangelo Gesù mi sta dicendo: "vuoi vivere per sempre? Nel Battesimo hai avuto un cuore nuovo che va controllato con il Diocardiogramma: per avere veramente vita, il tuo cuore deve battere al battito del cuore di Dio, ovvero ogni tuo respiro, ogni tuo momento di vita, ogni tuo battito di cuore deve essere pieno di Dio, deve interrogare la volontà di Dio: Dio sarebbe felice per quello che sto per fare?".

Ogni volta che rendo felice Dio sarò felice pure io e quando il mio cuore umano si fermerà, tornerà a battere con quello di Dio, in Paradiso dove finalmente potrà esplodere di gioia infinita!



  • Vivo per Dio? Come? Quanto?
  • Il mio cuore batte per le cose terrene o per quelle di Dio?
  • Gesù vuole trasformare la mia vita in Vita felice: lo so seguire? Anche quando è difficile?
  • Quanto credo nella risurrezione? Quali sono i miei dubbi? 
  • Mi faccio seguire da una figura spirituale che mi aiuti nel mio cammino di vita?
d. Domenico





martedì 1 novembre 2016

Il DNA della felicità


Tutti cercano un modo per essere felici. I Santi lo erano. Ma perché?

I santi hanno compreso bene che Dio è gioia, è bene, è vita! Hanno capito anche che nel Battesimo noi siamo diventati suoi figli "e lo siamo realmente" (cf 1Gv 3,1-3) e Dio con lo Spirito Santo ci ha fatti diventare "a Sua immagine e somiglianza", cioè ci ha dato il Suo DNA, quello della felicità, che ci fa essere in potenza quello che dobbiamo impegnarci ad essere in pratica. 
Come si può mettere in atto questo DNA? Semplicemente comportandoci come Dio comanda. 
E cosa chiede Dio? Ce lo rivela Gesù nelle beatitudini (cf Mt 5,1-12).

Gesù dice che sarà veramente e per sempre beato, ovvero felice, 
- chi sa essere povero di spirito, cioè chi non si fa troppe domande su Dio e lo vive con fiducia;
- chi è mite, cioè si sforza di imitare i comportamenti di Gesù;
- chi cerca la giustizia, cioè si impegna ogni giorno e in ogni momento di capire e seguire qual è la volontà di Dio;
- chi sa essere puro, ovvero cerca sempre di abbandonare i modi mondani di vivere, pensare, agire...;
- chi si sforzerà a vivere secondo gli insegnamenti di Gesù tra mille difficoltà, ma non si scoraggerà mai e cercherà di fare sempre di più perché continua a fidarsi di Dio.

Gesù si rivolge a chiunque si sforzerà a vivere secondo questi insegnamenti, esortandoli a rallegrarsi ed esultare già da ora, perché questa gioia continuerà sicuramente dopo la morte... in Paradiso!

Essere a immagine e somiglianza di Dio significa impegnarsi già da ora a riscoprire il DNA della felicità che Dio ci ha dato e che i Santi (antichi e moderni) ci insegnano che è possibile ancora oggi mettere in pratica. Allora non perdiamo altro tempo, perché Dio ci ha dato le chiavi della gioia del Paradiso. Corriamo verso la porta per aprirla!

  • Voglio essere felice? Dove cerco la felicità? Nelle cose del mondo o nelle cose di Dio?
  • Mi sforzo di vivere le beatitudini come hanno fatto i santi?
  • Sento questa appartenenza intima con Dio?

d. Domenico

domenica 30 ottobre 2016

Dallo sguardo all'esperienza di Dio



All'incontro autentico con Gesù segue il desiderio di un cambiamento di vita.

Come posso dire di aver incontrato Gesù se poi la mia vita resta sempre uguale? Non mi impegno mai a evitare i miei errori?
Perché restare sul sicomoro delle nostre (false) certezze (ovvero quei peccati che mi allontano da Dio) guardando il Signore da lontano, tra i rami, e non scendere invece per fare un'autentica esperienza di Gesù?

Zaccheo cercava di vedere Gesù (cf Lc 19,1-10) e faceva di tutto, ben sapendo che era un gran peccatore, ma nel suo cuore aveva il desiderio di cambiare. Gesù si accorge di questo, vede il suo cuore e gli fa sperimentare la grande gioia che attende chiunque vorrà farlo entrare in casa propria... nella propria vita. Zaccheo, benché peccatore, si sente guardato e amato da Gesù e di questo sguardo non ne può più fare a meno, capisce che qualcosa di nuovo deve avvenire. Così accoglie l'invito di Gesù a scendere dall'albero, a smettere di farsi ostacolare dai "rami" che gli impediscono di vederlo da vicino.

Se io veramente sto cercando il Signore, e voglio vivere con Lui e di Lui, devo poter sentire dentro di me il desiderio di un cambiamento da mettere in atto: un atteggiamento da modificare, un'abitudine da dimenticare, un rancore da cancellare, un linguaggio da correggere… se non sento questo bisogno vuol dire che non sto cercando Dio, ma altro. 

Se non c'è cambiamento, vuol dire che preferisco guardare Gesù da lontano anziché viverlo, e che preferisco farmi solleticare dalla gioia anziché farmi invadere da essa.


  • Cosa sono disposto a cambiare per Dio nella mia vita?
  • Cosa sto realmente cercando nella mia vita? 
  • Voglio restare a guardare Dio con distacco, o farne concreta esperienza? Voglio scendere da quei "rami" che ostacolano il mio incontro con Gesù?
d. Domenico



domenica 23 ottobre 2016

Dimmi come preghi e ti dirò chi sei



Quanti pericoli si insinuano nella vita di un cristiano! Per comprendere la qualità del nostro essere cristiani, basta vedere come preghiamo.

A una prima lettura della parabola in cui fariseo e pubblicano pregano Dio (cf Lc 18, 9-14), viene spontaneo dire: "grazie Signore che non sono come il fariseo!"  Il problema è che, in quell'istante, ci comporteremmo esattamente come lui!! Questo è un rischio di chi è concentrato su se stesso, preoccupato unicamente di essere sempre infallibile e perfetto, ma è solo pieno di ego, di quell' "io" che non lascia spazio a Dio e quindi al Suo perdono... cosa che invece succede nell'umile pubblicano che sa ammettere i suoi errori.

Se mi credo già perfetto, non ho bisogno del perdono di Dio, quindi posso vivere senza di Lui, senza le sue regole, senza i suoi insegnamenti che vogliono guidarmi alla vera perfezione. Mi faccio così superiore che posso pure sostituirmi a Dio... che si è fatto bambino e vorrebbe che imparassimo pure noi a farci piccoli.

Dio non è nato ieri! Sa di cosa ha bisogno l'uomo... l'ha creato Lui! Ecco perché non si stanca di ripetergli cosa e come deve fare! 

Ma noi, come il peccatore fariseo che pensa a giudicare i peccati del pubblicano, siamo assordati e accecati dal "disprezzare gli altri", dalla distruzione della dignità delle persone che ci circondano e che non ci vanno a genio... dimenticando che pure loro sono creature di Dio il quale, che ci piaccia o no, è fiero di esse! A noi il compito di annunciare loro questa notizia e testimoniarla con la nostra condotta di vita...

Quanto tempo perdiamo a criticare, a parlar male di alcune persone... anziché impiegare tempo ed energie a pregare per salvare noi stessi e farci dire da Dio come poter correggere quei figli suoi che sbagliano!
  • Ma allora che preghiamo a fare? Che differenza c'è tra un cristiano e un non cristiano? 
  • Su cosa è fondata la nostra preghiera? Da cosa è animata? Cosa chiediamo in preghiera?
  • Come ci poniamo nei confronti di Dio? Come lo ascoltiamo? 
  • La mia preghiera è solo arrogante ringraziamento di ciò che ho (che magari credo di meritarmi) oppure umile riconoscenza di quanto manchiamo nei confronti del Signore? 
Impariamo a chiedere a Dio di essere umili come il pubblicano che si riconosce il più peccatore  di tutti. Chiediamogli anche suggerimenti su come poter essere autentici cristiani nel nostro quotidiano... altrimenti saremo solo farisei egocentrici che si illudono di bastare a se stessi!

don Domenico

domenica 16 ottobre 2016

Il fuso orario di Dio...



Sicuramente il cielo ha un fuso orario che non capirò mai! Oppure il Signore ha un orologio che non funziona bene, o magari ha una concezione del tempo un po' sfasata. Oppure è proprio sordo! perché tutto ciò che gli chiedo non me lo dà e se si degna di darmelo non mi serve più o non era esattamente ciò che avevo chiesto. Allora mi sono stancato e dopo la seconda volta che gli chiedo qualcosa che mi serve, desisto. Tanto Lui fa come gli pare!

Un giorno però, aprendo la Sacra Scrittura ho letto un brano del Vangelo in cui Gesù racconta di una vedova che ogni giorno importunava un giudice (letteralmente gli "rompeva la testa") finché non ha ottenuto ciò che chiedeva (cf Lc 18,1-8). 
Mi sono messo davanti al tabernacolo (dov'è custodito Gesù eucarestia) e domandato al Signore di comprendere meglio quello che avevo letto. In quel momento mi sono reso conto che sbagliavo a chiedere. Mi ponevo di fronte a Dio con la presunzione che mi esaudisse, mentre Lui mi chiedeva che io fossi costante nella preghiera e lo andassi a trovare più spesso.

Ho capito che quella mia insistenza, quella preghiera continua, serviva più a me che a Lui, perché il Signore sa già ciò di cui ho bisogno: vuole solo provare quanto mi fido di Lui, quanta capacità ho di stare con Lui, al di là delle richieste. Questo mi ha aperto gli occhi e mi sono reso conto che in realtà Dio mi ascolta anche quando non sembra realizzare i miei desideri e che, anzi!, spesso li realizza in modo diverso da come me lo aspetto io. Mi ha sempre dato tutto ciò di cui ho veramente bisogno quando e come meno me lo aspettassi... solo che non lo riuscivo a riconoscere perché non avevo occhi di fede per saper guardare le opere di Dio. E io che lo credevo un orco prepotente e sordo!

È solo questione di pazienza, fede e tempo... in fondo pure Dio ha i suoi tempi... un fuso orario che  serve a me per capire se ciò che ho chiesto vale veramente e per questo devo pregare sempre!

Da allora ho chiesto una sola cosa a Dio: la fede!
"Signore, Tu sai di cosa ho bisogno, so che me mi esaudirai presto, ma donami una fede matura e gli occhi per riconoscere il tuo amore per me".

  • Prego? Cosa chiedo?
  • Ho fede? Questa fede si traduce con la preghiera o resta solo richiesta di cose materiali?
  • Credo davvero che Dio mi esaudirà, lui che tutto può?
d. Domenico B.

domenica 9 ottobre 2016

Un Dio farmacista



Facile andare da Gesù quando abbiamo bisogno (magari di un sacramento), quando abbiamo qualcosa che non va e che vogliamo risolvere al più presto (magari un dispiacere, una malattia). Un po' come quando andiamo in farmacia per prendere la soluzione al nostro male e finalmente liberarcene. Poi ci torniamo al prossimo (speriamo mai) bisogno. 

Peccato che per Gesù non sia così! Per Gesù questa non è fede, ma opportunismo. Lui vuole stare con noi anche quando stiamo bene. Pregare, andare a messa, mettersi in ginocchio ad adorare Gesù nel Sacramento dell'eucarestia è la migliore forma di ringraziamento al Signore per tutto ciò che fa o non fa nella nostra vita. Dovrebbe essere ringraziato almeno per averci permesso di aprire gli occhi al mattino e di richiuderli a sera.

Allora, l'episodio dei dieci lebbrosi ci riguarda (Lc 17, 11-19).
Tutti noi siamo lebbrosi, peccatori, chiamati a seguire Gesù nonostante il nostro peccato!  Seguire Gesù significa essere più uomini, essere vivi. Essere peccatori significa essere morti viventi. La preghiera accresce la nostra fede in Gesù e Lui ci libera dal peso del nostro peccato facendoci sentire amati, dandoci la forza di essere sempre più coerenti al suo insegnamento.

Gesù inizia a guarire i lebbrosi mentre essi cominciano a obbedire al comando che Gesù ha dato loro ("andate a presentarvi ai sacerdoti"). Essi vanno, ma sono concentrati su se stessi, sul loro corpo guarito anziché essere concentrati sul grande prodigio che Gesù stava compiendo. Eppure Gesù li guarisce lo stesso, nella speranza che loro capiscano e si mettano a seguirlo più seriamente.

La salvezza non è condizione, ma conseguenza di chi segue Gesù, di chi (almeno) si sforza di imitarlo.
La salvezza è già avvenuta per tutti e dieci... ma diventa efficace solo nell'incontro con il Salvatore. Incontrare significa conoscere, entrare nella vita di qualcuno...
Chi sa ringraziare (dal greco eucaristo) fa eucarestia, quindi, entra nel cuore di Dio e prende coscienza che tutti gli uomini sono da Lui amati. Saper stare davanti a Gesù eucarestia permette di conoscerlo profondamente.

I nove lebbrosi che non tornano da Gesù sono i non credenti, gli approfittatori dei quali si chiede conto all'unico che ha fede, colui che ha saputo ringraziare il Signore, che ha fatto eucarestia. Egli ha veramente incontrato Gesù! 

In questo incontro, Gesù ci affida la nostra missione che fa emergere la nostra responsabilità di fede: badare a quei non credenti ai quali ci manda perché credano guardando alla nostra vita!

Dall'eucarestia nasce la nostra missione: dice San Paolo che «l'amore di Cristo ci spinge» a fare qualcosa... Se non diventiamo responsabili dei nostri fratelli che non credono, li abbiamo già uccisi!

Il fine dell'uomo è dare gloria a Dio con la sua vita, ci ricorda Sant'Ireneo:
  • So glorificare Dio? Come lo glorifico?
  • La mia vita è esempio di fede?
  • Faccio eucarestia? So stare davanti a Gesù? Partecipo con fede alla Messa?
  • Ho il coraggio di badare alla fede dei miei fratelli?
  • Prego? Cosa chiedo a Dio nella mia preghiera?
  • So ringraziare Dio anche per ciò che mi dà? E per ciò che non mi dà?
  • Voglio guarire dai miei peccati? Cosa faccio per guarire?
d. Domenico





venerdì 7 ottobre 2016

Se non mi acchiappo a Gesù, prima o poi vado giù...



Una vita fallita è una vita senza Dio...

Gesù è molto chiaro: "Chi non è con me, è contro di me, e chi non raccoglie con me, disperde" (Lc 11,15-26). 

Quanti cristiani si dicono tali e si comportano in modo non cristiano, a volte pagano, a volte aderendo a pratiche proprie di altre credenze pseudoreligiose... 

Se la nostra vita va a rotoli evidentemente non ci stiamo aggrappando a Dio, ma stiamo cercando la soluzione in altre fedi o in magie! Non dobbiamo avere la presunzione di fare tutto da soli o affidarci a maghi, fattucchieri e falsi profeti... 

Se non raccolgo con Dio andrò solo a perderci!



  • Cosa voglio seminare? Cosa sto seminando?
  • Con chi voglio stare? Con chi sto? 
  • Cosa voglio raccogliere? Cosa sto raccogliendo?
d. Domenico


domenica 2 ottobre 2016

Servire Dio con contorno di patate...



Servire Dio è un atto di fede. Non tutti ne sono capaci, qualcuno lo fa per averne in cambio un merito, magari un grazie... e se questo non arriva getta via servizio e Dio.

Essere "servi inutili" significa dare un servizio umile, ovvero, non fare qualcosa per Dio, ma farlo senza attendere nulla in cambio. Gesù quando ha dato la sua vita per noi non si aspettava nulla in cambio!

La parabola del Vangelo ci insegna (Lc 17, 5-10) che servire Dio non significa essere padroni di ciò che si fa, ma portare Colui che si è scelti di seguire. 

La questione la si comprende cambiando il punto di vista:
servire Dio non significa portare qualcosa a Dio, ma portare Dio nelle cose di ogni giorno. Dio è una prelibatezza che va portata su un vassoio d'argento e servita nei luoghi che abitiamo quotidianamente.

L'umiltà sta nell'impegnarsi a fare questo sempre, la fede forte consiste nel perseverare a credere e stare con Dio anche quando ci saranno momenti poco gratificanti e molto difficili. Un cameriere se ha scelto di servire, non può abbandonare il suo posto di lavoro solo perché ha subito una mortificazione da parte di un cliente!

Gesù spiega ai suoi discepoli che non hanno bisogno di accrescere la loro fede, ma irrobustirla. La fede può essere piccola, l'importante è che sia forte. Perché si fortifichi ho bisogno di mettermi in ascolto della Parola, di praticarla e diffonderla. La fede cresce quanto più la pratico...

Il Signore ci chiede di essere camerieri, di servire un piatto prelibato e saporito che si chiama Dio... e servirlo con un appetitoso contorno di patate, cioè con l'originalità della nostra vita nelle cose di ogni giorno.

  • Io come servo Dio? Come accresco la mia fede?
  • Approfondisco la Parola di Dio? Come? Mi sforzo di praticarla?
d. Domenico


lunedì 26 settembre 2016

Il centro dei miei pensieri


A cosa stiamo pensando?
Di cosa ci stiamo preoccupando?

Il profeta Amos ammonisce coloro che non hanno il pensiero di Dio e coloro che non pensano a Dio "guai agli spensierati" (Cfr Am, 6,1). È molto facile vivere senza pensare come pensa Dio, è molto facile vivere per avere dalla vita il meglio magari a scapito di qualcuno che invece lotta per sopravvivere…

San Paolo ci ricorda che questo atteggiamento è puro egoismo: vivere senza pensare alla giustizia, alla pietà, alla carità, senza avere pazienza, senza essere miti significa vivere senza fede.  Per un cristiano vivere la fede significa lottare ogni giorno contro le tentazioni che ci allontanano dalla volontà di Dio. Ecco perché sarebbe bene che in tutto ciò che facciamo ci chiedessimo "io voglio questo..., Dio lo vorrebbe?".

Se non abbiamo in mente questa domanda, rischiamo di fare la fine del ricco epulone del Vangelo (cfr Lc 16, 19-31): non potremo pretendere da Dio che si ricordi di noi in punto di morte, se in vita non abbiamo mai pensato a Lui o non abbiamo mai pensato come Lui avrebbe voluto. Gesù non condanna la ricchezza, ma l'uso egoistico che si fa di essa... e questo succede quando il centro dei nostri pensieri è il nostro io, e non è Dio, il quale chiede di essere riconosciuto nel povero, nell'anziano, nell'ammalato che abbiamo accanto, che grida continuamente aiuto e che ci ostiniamo a non ascoltare. 


  • E io a chi voglio pensare? Chi voglio ascoltare?
  • Di cosa mi voglio preoccupare?
  • Chi è il centro dei miei pensieri?
d. Domenico

martedì 13 settembre 2016

Siamo zombie

Spesso quando ascoltiamo questo brano del Vangelo (Lc 7,11-17) ci identifichiamo o nella donna che piange e si dispera, o in Gesù stesso che prova compassione… Perché non provare a immedesimarsi nel ragazzo morto? 

In fondo tutti noi cristiani moriamo quando non riusciamo ad essere membra dello stesso corpo di Gesù, che è la Chiesa (cf 1Cor 12,12-14): quando vogliamo prevalere sugli altri; quando il Signore ci chiede di essere mano per operare e noi vogliamo essere capo per comandare; quando il Signore ci chiede di essere orecchio per ascoltare e noi vogliamo essere solo bocca per parlare; quando il Signore ci chiede di essere occhi che sappiano stare chiusi per adorarlo e noi vogliamo essere piedi pronti a scappare perché  sempre indaffarati… È proprio questo nostro atteggiamento che non ci permette di essere cristiani veri, cristiani vivi!
Ma il Signore che non si stanca di noi, ci dice continuamente: "dico a te, alzati!". Dio ancora spera che ci alziamo e torniamo a vivere, perché non vuole che siamo zombie, ma decisamente e pienamente vivi!


  • So stare in ascolto del Signore?
  • Mi fido di Dio al punto da accettare ciò che chiede senza contestare?
  • Voglio essere parte del suo corpo e collaborare con Lui o voglio sostituirmi a Lui?
  • La mia vita di fede è viva o sta morendo? Di cosa ha bisogno per restare vivo?

d. Dom