sabato 30 giugno 2018

Sveglia, c'è Dio! (13 TO B)

Due sono i motivi per cui sentiamo il bisogno di dormire sempre: depressione e stanchezza. In entrambi i casi facciamo esperienza di morte, in entrambi i casi non siamo più noi stessi, ma c'è qualcosa che ci vince.

Quando un combattente viene atterrato, non può restarsene per terra a leccarsi le ferite, ma deve alzarsi quanto prima e reagire; quando una persona è delusa da qualcuno (o più di uno) non può abbattersi, ma deve cercare il significato della propria vita altrove, altrimenti si autoproclamerebbe schiava di quelle persone o situazioni. E chi vorrebbe essere schiavo? E come possiamo desiderare di essere schiavi dopo che Gesù è morto per renderci liberi e unici?

La ragazza che nel Vangelo di Marco (Mc 5,35-43) muore, in realtà si è addormentata, dice il Signore, e per svegliarla Gesù caccia fuori dalla casa della fanciulla tutti coloro che non credono in Lui e nel fatto che la ragazza vivrà, e fa restare solo i genitori e i suoi discepoli. 

Perché la vita di fede sia possibile bisogna allontanare ciò che la ostacola, che la minaccia, che può indurre in tentazione e bisogna circondarsi solo di chi ci ama veramente e in modo disinteressato, cioè coloro che ci possono davvero aiutare a camminare nella fede.

Sono tante le persone o le cose per le quali spendiamo energie inutili e quindi ci stanchiamo e sottraiamo tempo e forze al Signore (credendolo secondario al resto). Subentra così la fiacchezza del corpo che trascina giù anche la fede, l'umore... e si dorme, si dorme, si dorme... Più dormiamo e più abbiamo sonno, più siamo lontani dal sole e più ci raffreddiamo, più siamo freddi e più ci avviciniamo alla morte...

«Talita kum!», dice Gesù alla fanciulla, ovvero: «io ti dico, àlzati!». Ma chi continuerebbe a dormire alla presenza di una persona importante che è entrata nella propria vita e nella propria casa? 

Il verbo alzare è il verbo della risurrezione: mettiti in piedi, svegliati! Dio non vuole che i suoi figli muoiano, ecco perché dice cosa devono fare, suggerisce il modo migliore per vivere e vivere pienamente la vita. Lui è con noi, sempre; è dalla nostra parte, vuole che spendiamo la nostra vita nella gioia e nella pienezza!
  • Come spendo la mia vita?
  • Ho una vita di fede? Come la curo?
  • Cosa mi ostacola/addormenta nel vivere pienamente la mia vita di fede?
  • Aiuto qualcuno a risvegliare la propria vita?
d. Domenico



domenica 24 giugno 2018

Dio grida ma non lo ascoltiamo (natività di Giovanni Battista)

Quante volte interroghiamo Dio e non sentiamo la risposta. Mi sembra logico che poi una persona si allontana dalla fede! Tu parli direttamente con Lui e Lui non parla direttamente a te. Due sono le cose: o ci prende in giro invitandoci a chiedere tutto quello che vogliamo e poi è preso da mille altre cose per cui non può dedicarci tempo, oppure non parliamo la Sua stessa lingua.

In effetti, non sarebbe strano ammettere che Lui non parli la stessa lingua nostra. Dio quando vuole comunicare con l'uomo non lo fa direttamente, ma usa sempre dei tramiti. In fondo, la sua esperienza con l'uomo è la medesima sia che gli parli direttamente, sia nel caso contrario: l'uomo resta sordo a Dio!

Tuttavia, Dio non manca di originalità e continua a parlare con gli uomini attraverso altri uomini, i profeti! Ecco perché pensa di mandare l'ultimo profeta, Giovanni ("dono di Dio"), per preparare gli uomini all'arrivo di Gesù.
Quando Zaccaria entrò nel tempio a pregare, Dio gli parlò annunciandogli direttamente che sua moglie sarebbe rimasta incinta di un bambino nonostante la sua avanzata età. Zaccaria dubitò. 

Il dubbio è chiusura alla Parola di Dio. Nel momento in cui non permetto alla Parola di Dio di entrare in me, quindi non ascolto quello che il Signore mi dice e non seguo il suo insegnamento (magari perché scomodo, o perché non ho tempo di riflettere su ciò che mi dice), allora Dio mi toglie la parola, mi fa perdere di efficacia... e introno a me sembra che tutto vada a rotoli.

Uomini che non si riempiono di cose concrete, di cose che contano, di cose che restano e servono per l'edificazione, non sono uomini "interessanti". Zaccaria era un sacerdote noto a quel tempo, era interessante sentirlo parlare o vederlo entrare nel tempio, ma nonostante fosse un timorato di Dio, dubitò della Parola di cui il Signore voleva riempirlo e della gioia con la quale avrebbe voluto colmare la sua famiglia.

Spesso ce la prendiamo col Signore perché non ascolta le nostre preghiere, perché gli chiediamo un suggerimento ma non ci risponde... 
Giovanni il Battista è voce di Dio: nasce per guidare gli uomini all'arrivo di Gesù, per insegnare loro a prepararsi al Messia.

Ogni giorno il Signore ci mette accanto figure profetiche che ci parlano di Dio, che ci parlano a nome di Dio, o semplicemente ci parlano... magari un povero, o un ignorante, magari un anziano che vuol essere solo ascoltato, o una persona che vuol essere semplicemente notata, un ragazzo che desidera solamente un sorriso, o un bambino che attende una carezza...

Il Signore cerca in tutti i modi di parlarci e aprire le nostre menti suscitando riflessioni che sono risposte ai nostri interrogativi... ma 

  • quanto Lo ascoltiamo? 
  • Quanto ci rediamo disponibili e pazienti a stare fermi e prenderci del tempo per riflettere sulle situazioni e le persone che Lui ci manda? 
  • Quanto ci impegniamo a riconoscerLo in tutti gli ambiti della nostra vita?
d. Domenico





sabato 16 giugno 2018

Per Dio siamo "Piccoli già grandi" (12 TO B)




Da sempre ci hanno insegnato che Dio lascia le persone libere, anche di sbagliare. Ed è così. Tuttavia il Signore fa in modo che nella nostra vita vengano seminati semi di vita buona, grande e piena, affinché possiamo diventare cristiani robusti. 

Dio, sin dall'inizio dei tempi, conoscendo che l'uomo è limitato e piccolo, trova sempre un modo per arrivare alle sue creature non per umiliarle, bensì per farle diventare grandi, anzi per far riscoprire loro la grandezza che Lui stesso ha seminato in ciascuno.

Così, nel tempo, i piccoli semi dentro di noi a un certo punto crescono e chiedono di diventare grandi. Crescono spontaneamente, ma poi hanno bisogno di diventare più grandi. È come quando diciamo "ho fede", ma poi la nostra fede non ci permette di fare il salto di qualità che invece Dio si aspetta da noi. Se invece la fede viene coltivata e curata diventerà grande e ci permetterà di fare e vedere cose che mai avremmo pensato!

Ma come si coltiva la fede? Andando a messa (e non certo "una tantum")? Frequentando la Chiesa? Quello è il minimo indispensabile, ma poi il Signore chiede anche qualcosa di più: nel Vangelo leggiamo che  Gesù «in privato ai suoi discepoli spiegava ogni cosa» (Mc 4, 26-34). Questo dice che Cristo vuole dirci qualcosa di personale e di più profondo oltre a quello che viviamo e sperimentiamo all'interno dei "precetti". 

Solo coltivando anche la dimensione privata e personale il Signore può far emergere e diventare immensi i piccoli semi che abbiamo dentro e che portano con sé un grande frutto. Diceva una canzone di Gerardina Trovato che:

Siamo dèi, dei santi 
siamo noi 
siamo piccoli già grandi.

Dio ci ha dato la possibilità di essergli simili (dèi) e ci ha già donato la santità, ma questa ha bisogno di crescere per poter essere un punto di riferimento per molti, proprio come lo sono diventati i grandi santi che conosciamo.
  • Nella mia e nell'altrui vita, sto seminando? Cosa?
  • Quanto tempo in privato con Dio mi prendo durante il giorno? 
  • Quando prego Dio, lo lascio parlare e mi lascio riempire, o parlo solo io?

d. Domenico








domenica 10 giugno 2018

Dio vuole campioni della fede! (11 TO B)


Tutto il mondo è pronto per seguire i mondiali di calcio. Solo alcune nazioni sono riuscite a qualificarsi, ovvero sono uscite dalla massa di tante altre squadre che competevano per giocarsi la prestigiosa coppa.

Anche Dio vuole darci una coppa, quella piena di grazia, che a sua volta riempie la vita di chi la conquista. Nel cammino di fede è così: Dio chiama, solo alcuni rispondono e riescono a qualificarsi per stare con Lui, per mangiare con Lui ed essere riconosciuti da Lui. 

Nel Vangelo di Marco (Mc 3, 20-35) Gesù vede che c'è una folla attorno a Sé. La folla è simbolo di impersonalità, di indecisione, di anonimato, di chi non sapendo cosa fare si aggrega agli altri e "vada come vada". Gesù non vuole persone così! 

Il Signore chiama ognuno, perché desidera che ciascuno stia con Lui, e tirarlo fuori dalla folla nullificante per renderlo davvero "qualcuno". Se non abbiamo il coraggio di distinguerci nella fede, non saremo mai vincenti! C'è sempre un ostacolo che ci blocca nel cammino di fede, c'è sempre qualcosa nella vita di fede che non ci fa fare quel salto di qualità... Cos'è? Come si chiama?

«Gesù li chiamò». Il Signore chiama sempre, perché vuole donare a ciascun membro della folla, una sua particolare identità. Non ha bisogno di fotocopie o di fotocopiatori. 

Lui vuole donarmi la coppa dei campioni della fede, di coloro che hanno saputo distinguersi e non accontentarsi, di coloro che hanno saputo impegnarsi a cercare il vero e il bello della fede e che non si abbattono mai, anche quando la vita presenta delle dure e incomprensibili prove. Perché non è un vero cristiano quello che gli basta dire che crede o che va a messa, ecc. 

È un vero campione «chi fa la volontà di Dio», dice Gesù. Questi sono quelli che ogni giorno si impegnano nella fede e con la fede, questi sono quelli che si qualificano per la coppa... e la vincono!

  • Come si chiama ciò che ostacola il mio cammino di fede? Pigrizia, incredulità, cattivo esempio, razionalismo, mondanità...?
  • Perché sono cristiano? Voglio continuare a esserlo? Se si, perché?
  • In cosa il Signore mi chiede di fare la Sua volontà ogni giorno?
d. Domenico









sabato 2 giugno 2018

Il punto di incontro tra Dio e l'uomo (Corpus Domini)


Ogni uomo in caso di pericolo cerca un punto sicuro dove incontrare la sicurezza. Spesso in quel posto vi si radunano di seguito molte persone. 

Dio sapeva che l'uomo è in pericolo e offre un punto di incontro favorevole a tutti. È l'unico luogo in cui anche l'infinito entra. È la realtà più sublime dove l'eterno si manifesta nel tempo e se lo vivi bene vorresti che quel momento non finisse mai. È l'Eucarestia.

Nella celebrazione eucaristica il tempo e lo spazio non esistono, il Dio infinito e l'uomo finito si fondono... verrebbe quasi voglia di cantare quella mitica canzone che dice:

"quando sei qui con me, 
questa stanza non ha più pareti,
ma alberi,
alberi infiniti"

È la storia di un amore che si sente sollevare verso l'alto... È Dio che incontra l'uomo e gli permette di elevarsi ad altezze infinite, impossibili all'umanità limitata, ma certamente possibili a colui che ama l'uomo e non si accontenta di lasciarlo alla finitezza umana.

Il punto di incontro diventa il luogo in cui ti senti sicuro, non incontri solo gli altri, ma incontri l'Altro, Gesù che chiede espressamente: prendetemi e mangiatemi, lasciate che questo pane alimenti il vostro corpo e si trasformi in energia; fate in modo che questa energia si sprechi per opere nobili, per vivere veramente!

Quante forze sprechiamo per niente! Quanto tempo perdiamo a incontrare gente che non rivedremo mai più... quante possibilità ci lasciamo sfuggire per elevarci misticamente preferendo le realtà mondane che appena terminano non lasciano che un ricordo blando! 

Gesù ci ha donato il suo corpo e con esso una delle pratiche più belle e intense: prendere Lui e mangiarlo, ovvero portarlo alla bocca, in latino ad-os da cui "adorare", che si traduce fattivamente col contemplare, in latino cum-templum, cioè fissare lo spazio del cielo infinito per osservare il volo degli uccelli pensando alla loro libertà, al loro saper sfuggire dal pericolo.

«Prendete questo è il mio corpo» (Mc 14,12-16.22-26). Gesù non lascia un simbolo, lascia tutto se stesso nelle nostre mani perché noi sappiamo portarlo dentro di noi e ci lasciamo trasformare per diventare migliori di quello che siamo.

Tutti siamo chiamati a cambiare vita, per vivere la vita vera, quella che ti permette di alzare gli occhi e contemplare il cielo scrutando la sua presenza che è già dentro di te.
Per il Signore nulla è più prezioso della tua vita, tanto da lasciare se stesso perché guardando a Lui elevato e mangiandolo possa trasformare la tua esistenza... e permetterti non solo di incontrarlo, ma di essere come Lui!
  • Troppe false luci mi distraggono dall'esperienza di contemplazione. Come si chiamano?
  • Cosa impedisce al mio sguardo di vedere Gesù nell'Eucarestia?
  • Pur sentendomi in pericolo, irrequieto, anzichè cercare la pace in Dio, cerco la frenesia altrove. Perché?
d. Domenico