giovedì 31 agosto 2017

La croce è la nostra seggiovia



La croce fa paura, eppure può rivelarsi una via di salvezza, il passaggio da una vita, a una vita più piena, realizzata. Basta mettersi dietro a Gesù e seguirlo. Lui indicherà la strada!

Il Signore è stato riconosciuto da Pietro e adesso parla chiaramente su chi Lui è e cosa gli accadrà (cfr. Mt 16,21-28). Quando Gesù annuncia che dovrà morire e poi risuscitare, il grande affetto di Pietro prende il sopravvento: non può tollerare che quell'uomo che lui ama così tanto debba soffrire, non succederà mai!

Anche a noi non piace la sofferenza, né per noi stessi né soprattutto per le persone a cui teniamo: vorremmo che fosse una brutta fossa da saltare, evitabile. Tutti vorremmo che nella vita ci fossero solo cose belle e positive, vita vita vita.

Pietro promette al Cristo che si impegnerà per fargli evitare la tragica sorte, ma Gesù lo ammonisce, lo allontana, riconosce che nel povero Pietro si cela il Tentatore che non vuole che Dio manifesti la Sua gloria vincendo la morte e confermandosi come Dio della vita; il tentatore prova a sedurre Gesù con l'edulcorazione della sua missione, affinché non sia cruenta... e così non si realizzi il progetto divino! Ma il Signore lo riconosce e gli dice «mettiti dietro a me, Satana, tu intralci la mia missione perché non pensi come Dio». 

Spesso anche noi facciamo così: trattiamo Gesù come un brutto attaccapanni al quale appendiamo tutte le nostre belle fantasie religiose per coprire quegli aspetti poco piacevoli da accettare.

Poi l'annuncio a tutti gli altri: per comprendere quello che il Signore vuole per noi, bisogna mettersi sui suoi passi, seguirlo, interrogarlo. Compresa la sua volontà, anche la sofferenza non farà paura, ma sarà vista come necessario passaggio a quella gioia verso la quale il Dio della vita e della pace non può che volere per i suoi figli.

Purtroppo non si conosce la gioia senza aver sperimentato la sofferenza, non si apprezza la vita senza aver visto la morte... A volte la croce fa paura, ma se abbiamo il coraggio di prenderla, acchiapparci a essa e metterci dietro a Gesù che ci indica la strada, faremo esperienza di quel vero bene che il Signore ha in serbo per noi.

  • Cos'è la croce per me?
  • Quanto mi fido del Signore?
  • Ci sono situazioni difficili nella mia vita? Quanto Gesù ci metto dentro?
  • Mi metto dietro al Signore per seguire i suoi passi e scrutare la sua volontà?
  • So consolare cristianamente chi è "morente"?
d. Domenico






domenica 27 agosto 2017

Le chiavi di Casa


Gesù arriva a Cesarèa di Filippo (cf Mt 16,13-20) e vuol capire a che punto è la conoscenza che gli altri hanno di Lui: insomma, se la gente ha capito o meno chi Lui sia. I discepoli, suo malgrado, non gli danno la risposta auspicata, così Gesù capisce che deve lavorare ancora molto perché arrivino a comprendere che Lui è il Messia promesso. La fede è ancora debole e Lui deve ancora testimoniare molto il Padre, per questo alla fine ordinerà ai discepoli di non spoilerare agli altri la sua identità, in quanto il suo è un lavoro paziente e la pedagogia che adotta è quella dell'accompagnamento: Gesù vuole portare il popolo a capire chi Lui è veramente!

Il fatidico momento arriva quando Gesù fa una verifica sui suoi amici: «E voi chi dite che io sia?». Mentre gli altri stanno ancora organizzando la risposta, Simon Pietro (il primo della classe a capire subito tutto, ma anche il primo a tradire la Verità) dà una risposta pregna di fede, che dice la relazione intima che ha col Signore, da coglierne l'essenza. La risposta dell'apostolo non è una risposta intellettuale, ma di fede vissuta veramente!

Una volta conosciuto il Signore e fatta esperienza diretta, non si può restare come prima: Gesù provoca un cambiamento di vita. Ecco che Simone diventa Pietro e Gesù gli affida le chiavi del Regno, della Casa di Dio di cui Pietro sarà la pietra miliare sulla quale fondare e far edificare la Chiesa! 

Quella chiave è la fede in Gesù che viene consegnata ad ogni battezzato. Solo con quella chiave si possono aprire le porte del Paradiso. Ogni cristiano con la propria testimonianza di vita, con le azioni, le parole e col suo modo di pensare conforme a Cristo è chiamato ad aprire il cuore delle persone e così far crescere la Chiesa. 

La missione consiste nell'aprire il cuore delle persone che ogni giorno ci sono messe accanto, perché sappiano accogliere la Verità di Gesù e a loro volta facciano lo stesso con altri... È una catena di montaggio che costruisce la Casa, della quale abbiamo già le chiavi. Si tratta di usarle, ma spesso ce ne dimentichiamo (e così "gli inferi prevalgono sulla Chiesa") perché preferiamo lasciarci prendere dalle cose del mondo, che ci distraggono, sono meno impegnative e apparentemente più appaganti... 
Ascoltando della buona musica sembra ci sia pure una canzone a metterci in guardia:

Stai attento alle correnti 
e non scordarti 
le chiavi di casa
le chiavi di casa
(N. Fabi)

  • Chi è Gesù per me? Cosa faccio/non faccio per Lui?
  • Che relazione vivo con Dio? Quanto i sacramenti nutrono il mio rapporto con Cristo?
  • Il Signore mi affida le chiavi della sua Casa per aprire il cuore delle persone: le uso? Come?
  • Come e quanto le mie parole/azioni/pensieri edificano la Chiesa?
  • Sono fedele alla missione che mi viene affidata in quanto cristiano? Come? Quanto? Mi faccio aiutare/guidare da qualcuno?
d. Domenico 




domenica 20 agosto 2017

Basta una briciola di fede



Ma cosa chiediamo al Signore? Eppure siamo credenti! La donna cananea (Mt 15,21-28), ovvero pagana, riesce ad ottenere l'esaudimento della sua preghiera. Forse perché ha capito come rivolgersi a Gesù. Anzitutto lo chiama per ben tre volte "Signore" e poi  insiste tanto da dimostrare la sua grande fede. Ciò che colpisce di più, infine, è la sua risposta.

Anzitutto Gesù va in terra pagana e questa donna lo importuna riconoscendo la sua signoria e addirittura prostrandosi! Gesù spiega che Lui è venuto per coloro che hanno fede, non per coloro che sono lontani da Dio (chiamandoli perfino cani!). Poi aggiunge che il pane (ovvero Lui stesso, Cristo pane di vita, la salvezza) non è per i cagnolini (cioè coloro che non credono), ma per chi crede. 

La donna, nella sua semplicità, fa notare che spesso chi crede pretende tanto da Dio e si attende che Dio lo ricompensi con una grande porzione di pane, lei (che sarebbe il cane in questione), invece, si accontenta anche delle briciole: non le importa che il Signore le dia tutto quello che lei chiede (perché riconosce che magari non se lo merita), ma le basta anche solo una briciola di quello che Gesù vorrà darle. 

Gesù si meraviglia di chi sa ancora credere, si stupisce per la fede di quella donna che lo sa accogliere più degli israeliti (dei credenti) ai quali Lui si stava rivolgendo.


  • Cosa do al Signore? La donna si prostra davanti al Signore. Se per me Lui è grande, con quali gesti lo dimostro?
  • Cosa chiedo a Dio? 
  • La donna si rivolge a Gesù con umiltà. Molti credenti, invece, pretendono che il Signore ricambi la loro fede esaudendo le loro preghiere. Come mi rivolgo a Dio? Pretendo?
  • Quanto/Come credo? Fede pura o credo per ottenere qualcosa in cambio?
  • C'è sempre qualcosa di pagano che impedisce alla mia fede di crescere: superstizione, rapporto con Dio come se fosse un mago, credenza di merito-punizione, abitudini/pratiche attinte da altre credenze (pseudo)religiose... Qual è il mio paganesimo?
d. Domenico 




domenica 13 agosto 2017

Con Gesù sei sulla cresta dell'onda


Quante mancanze di coraggio abbiamo, quanta sfiducia in Dio! E Lui lo sa... e certo che lo sa! 
Nel Vangelo della tempesta sedata (Mt 14,22-33) è interessante vedere il verbo "costringere" che usa Matteo: «Gesù costrinse i discepoli a salire sulla barca e a precederlo sull'altra riva». Quello di Gesù non è solo un comando, ma la preparazione di qualcosa che da li a poco si compirà. 

Il Signore crea le condizioni perché possa manifestarsi nella nostra vita, ci permette di compiere azioni e di vivere delle situazioni nelle quali Lui poi interverrà. Ma spesso il nostro istinto, la nostra eterna insoddisfazione, ma soprattutto (perché è questo!) la nostra mancanza di fiducia in Dio non ci consentono di vedere che Dio sta facendo preparare a noi stessi il terreno per permettergli di manifestarsi. 

Così decidiamo di sfuggire alla sofferenza come a tutte le situazioni di difficoltà, prendendocela sempre e solo con Lui perché "è sparito", "si è dimenticato di me", "è troppo impegnato per pensare a me", "cosa gli ho fatto per meritarmi questo"... e allora meglio rivolgersi a fattucchieri e cartomanti, maghi, astrologhi e falsi profeti che almeno sanno come prenderci in giro drogando il nostro malessere e non facendoci vedere la situazione negativa in cui versiamo.

Se Gesù non avesse permesso ai suoi discepoli di allontanarsi da Lui, non avrebbe potuto manifestare la sua divinità camminando sulle acque e rinsaldando così la loro fede sempre piccola. 

Le onde rappresentano il dubbio, il pericolo, le preoccupazioni... Quando Pietro vede camminare Gesù sull'acqua è spaventato insieme agli altri (perché ancora non ha capito chi è veramente quell'uomo) e chiede conferma: «Signore, se sei tu, comandami di venire verso di te sulle acque». Gesù lo chiama, vuole dare al suo apostolo, e a ciascuno di noi, la capacità di schiacciare il dubbio e ogni sorta di preoccupazione tenendo lo sguardo fisso su di Lui. Ma, come Pietro, ci lasciamo travolgere dalla tentazione/distrazione (il vento) e andiamo giù! 

Siamo tutti Pietro: impulsivi, spavaldi e ben promettenti nei confronti del Signore, ma nel momento in cui dobbiamo dimostrare di aver fede, sprofondiamo! Tuttavia Gesù non ci lascia mai soli, tende sempre la sua mano nella speranza che noi desideriamo uscire dalla barca delle nostre certezze e, guardando a Lui, decidiamo di schiacciare quelle onde e di affrontare le situazioni di tempesta che viviamo nelle quali il Signore vuole manifestarsi a noi.

Insomma, con Gesù sulla cresta dell'onda non si affonda! 

  • Quali sono le mie tempeste? 
  • Mi sono mai chiesto quale progetto ha Dio per me? Nella preghiera Dio ci parla: glieL'ho mai domandato?
  • Quali sono le preoccupazioni, i dubbi, le ansie che non mi permettono di vedere Dio, di riconoscere la Sua volontà e di accettarla?
  • Col Signore ho un rapporto di fiducia o di sfida?
  • Ho mai cercato risposte alla mia vita presso altre persone che non fossero Dio?
  • Quali sono quelle certezze (magari false) nelle quali preferisco crogiolarmi piuttosto che abbandonarmi a Dio?
d. Domenico

domenica 6 agosto 2017

Gesù, spoileratore seriale





È ufficiale: Gesù è uno spoileratore seriale!
Verrebbe da dire che Gesù deve sempre "rovinare" la festa, perché anticipa come andrà a finire la vita per chi crede in Lui. Lo fa coi miracoli che compie, lo ha fatto facendo risorgere Lazzaro, poi trasfigurandosi sul Tabor e, non contento, risorgendo lui stesso.  E meno male! Infatti, così facendo Cristo ci fa pregustare la bellezza di ciò che ci aspetta, senza dover più nutrire dubbi. Eppure c'è ancora chi non crede... 

Nel Vangelo della Trasfigurazione (Mt 17,1-9) si leggono alcuni elementi importanti che Gesù svela ai suoi discepoli spiegandone il senso. Lo fa perché possano credere sempre più convintamente, eppure alla fine impone loro il silenzio, l'obbligo di non spoilerare a nessuno «finché il Figlio dell'uomo non sia risorto dai morti» (Mt 17,9) perché altrimenti non capirebbero a pieno il significato.

Uno degli elementi interessanti da non lasciarci sfuggire è che Gesù prende in disparte Pietro, Giacomo e Giovanni e mostra loro qualcosa di unico, irripetibile e sovrumano. 

È unico perché quello che vedono ora, non lo vedranno più se non quando entreranno in Paradiso: una luce intensa, un senso di pace infinita. Addirittura va in estasi Pietro che non comprendendo più cosa sia utile fare (quasi per mascherare la sua inadeguatezza e al contempo volendo esprimere il desiderio di perpetrare la goduria di quel momento) dice al Signore di fare tre tende così potranno fermare tempo e spazio e infinitizzare quell'istante. Pietro è sempre stato istintivo, precipitoso, ma il suo è un ragionamento egoistico, perché Gesù non vuole dare solamente a loro quel piacere, ma a tutti coloro che credono in Lui. A tutti i battezzati. Gesù sta "solo" anticipando quella che sarà la vita futura per tutti i veri credenti che fanno la Sua volontà.

È irripetibile perché, prima della sua risurrezione dai morti, non ci sarà un altro momento in cui Gesù mostrerà la sua divinità in quel modo così solenne e palese. 
Infine, è sovrumano perché quell'evento straordinario riguarda la vita eterna che toccherà chiunque si sarà impegnato a seguire Gesù in terra e a praticare i suoi insegnamenti. 

A dire il vero, ancora oggi il Signore dà la possibilità a molte persone di fare la stessa esperienza dei tre discepoli: si pensi a quanta gente risvegliandosi da un grave e profondo coma è estasiata per la luce e la pace che ha sperimentato durante quel "sonno". Tutti questi, come i discepoli, vengono resi partecipi di un'esperienza fuori dal comune che chiede di essere testimoniata. Infatti, quando i discepoli sono sul monte, durante la trasfigurazione di Gesù, sentono la voce di Dio che afferma: «Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo» (Mt 17,5b). In altri termini sta dicendo che è tutto vero, quindi fate quello che Gesù chiede perché un giorno possiate godere di questa bellezza eterna!

Gesù vuole portare in disparte anche noi, per parlare al nostro cuore. Abbandoniamoci fiduciosamente alle sue Parole che sono promesse di vita eterna, che non hanno mai deluso nessuno...

Gesù chiede che a volte sappiamo staccarci dal resto del mondo per poter fare esperienza intima con Lui... 
  • Dove sto rispetto a Gesù? Dove voglio stare? Con chi?
  • Come vivo la mia intimità con Lui? I sacramenti sono il "luogo" in cui poterlo incontrare... quanto li frequento? Cosa mi manca? Perché?
  • Credo nella vita eterna? In che termini?
  • Quanto mi fido di Cristo?
  • Quanto riesco a far mia la Sua Parola?

d. Domenico