mercoledì 29 giugno 2016

Pietro e Paolo: Roccia di fede e Parola incarnata




Mi sembra che i veri fondatori di Roma non siano stati Romolo e Remo, ma Pietro e Paolo.

La tradizione pagana ci ricorda una Roma disumana, aggressiva, senza valori, orientata solo all'insaziabile potere…
Invece, dal martirio di Pietro e Paolo, quindi dal completamento della loro missione evangelizzatrice, Roma si sveglia, cambia! Sembra diventare più piccola territorialmente, perché capisce che la sua bellezza non è nella sua grandezza, ma è resa grande e importante dalla Grande Bellezza: Cristo!
Senza Cristo Roma smetterebbe di essere Roma, senza la fede Roma sarebbe solo pietre vecchie e storia morta. È la fede che rende magnifica la storia di Roma. È la fede a rendere eterna questa città, perché Cristo è Eterno!

Il cristianesimo è la risorsa umana, artistica e spirituale di Roma; Pietro e Paolo le sue colonne: roccia e parola. 

Pietro, roccia di fede, nonostante le sue fragilità umane vuole credere. Mentre è in carcere è sostenuto dalla fede e dalla preghiera che la Chiesa fa per lui (cf. At 12, 5). Pietro ispira fede nei suoi fratelli i quali non sono indifferenti e pregano: questa preghiera arriva dritta a Dio che non resta sordo, ma la esaudisce. Pietro torna libero, la sua testimonianza può riprendere a camminare per le strade e giungere a Roma.

Paolo, parola incarnata, pur non avendo mai visto Gesù sente che lo deve annunciare al mondo intero, bisogna raggiungere il vertice... e il caput mundi è Roma! Paolo non ha paura delle conseguenze che ne deriverebbero, sente che il Signore gli è sempre stato vicino e gli ha dato la forza per poter compiere l'annuncio del Vangelo (cf 2Tm 4, 17). Paolo sa che Cristo non è più visibile con gli occhi umani, ma con quelli del cuore, della fede, dell'anima, e per poter entrare nel cuore Cristo deve entrare nelle orecchie attraverso la parola annunciata... e annunciata con la propria vita!

Pietro e Paolo non possono essere divisi. Fede e annuncio sono altrettanto indivisibili. 
Chissà quante volte, invece, io mi fermo solo su una di queste due dimensioni della vita cristiana che invece devono camminare sempre insieme se voglio arrivare al cuore di Cristo e approfondire il mio rapporto con Dio. 

Che fede ho? Intimistica? Condivisa? Vivo la comunità di preghiera come la Chiesa dei primi tempi che prega per Pietro? So pregare per le persone in difficoltà?

Che parole ho in bocca? Parole di fede? Di bene? Ho il coraggio di fare discorsi su Dio? Riesco a incarnare con la mia vita queste parole? 

domenica 26 giugno 2016

La sequela vuole la faccia dura!

Gesù per andare verso Gerusalemme, cioè camminare verso Dio, "prese la ferma decisione", letteralmente: "fece il volto di pietra". Questo mi fa pensare a come Gesù sapeva che per mettersi in cammino verso Dio c'è bisogno di tanta buona volontà e soprattutto di considerare che ci saranno tanti ostacoli. Bisogna subito essere pronti ad affrontarli.
Per seguire Gesù ci vuole faccia dura, decisione irremovibile, costanza perfetta e una buona dose di ironia. Bisogna saper affrontare le sconfitte con consapevole possibilità che vi si presentino, con irremovibile decisione che permetta di andare avanti e radicata fede che consenta di sorridere sulle cose che non vanno (nella speranza continua di un futuro diverso) e per non prenderci troppo sul serio.

Interessante è che Gesù per entrare in un villaggio mandi dei messaggeri per annunciarlo e farsi accogliere, ma viene assolutamente rifiutato. Oggi anche a noi il Signore ci tratta da messaggeri per entrare nella vita di chi è attorno... 

È curioso che Gesù abbia sempre cercato di mostrare il volto misericordioso del Padre, e poi i suoi messaggeri, rifiutati, sentendosi offesi vogliano bruciare chi li ha contrastati. Mi chiedo chissà come avranno parlato di Gesù per essere stati respinti? È chiaro che Gesù dovesse rimproverarli. L'occhio per occhio e dente per dente non è un consiglio evangelico. Ergo i discepoli non hanno capito niente di Dio e di ciò che vuole insegnare il suo Messia. 

Fa riflettere, infine, che Gesù abbia una risposta per chiunque trovi scuse per seguirlo subito. Seguire Gesù non vuole né "se" e né "ma". Bensì "ora e subito". Ci vuole coraggio e carattere. Come tutti i buoni testimoni che al centro della propria vita hanno messo Cristo fino all'ultimo istante. Mi affascinano queste figure, ma non so (o non voglio) imitarle. Perché?

Sono mai stato deciso a seguire il Signore?
Quando si tratta di testimoniare ciò in cui credo, magari essendo leale, ho avuto il coraggio di seguire l'insegnamento evangelico oppure mi sono fatto contaminare dal modo di fare comune?
Quando mi confronto con un insuccesso come reagisco? Quanto mi affido a Dio? Quanto imito Gesù?
Invento scuse per non seguire la fede in modo radicale come Gesu insegna?

venerdì 24 giugno 2016

Solo chi sa meditare Dio ha una lingua libera

Una lingua che sa parlare di Dio è una lingua libera, benedetta!

Zaccaria riacquista la parola quando capisce che bisogna annunciare la Parola, la verità. Solo la verità rende liberi... Ma costa!
A Giovanni, l'ultimo profeta, il più grande dei profeti, il più vicino a Gesù tanto da esserne cugino, è costata la testa. E sembra quasi ci voglia dire che la Verità è qualcosa che va meditata e creduta aderendovi con la vita. 

Zaccaria ci insegna che prima di parlare a vanvera di Dio dobbiamo tacere e meditarlo. Solo allora la nostra lingua sarà piena di fede da essere annunciata. 

Quanto e come uso la mia lingua?
Quanto so meditare la Parola di Dio?

martedì 21 giugno 2016

"Il cielo ha una porta sola"




In una canzone, Biagio Antonacci canta che Il cielo ha una porta sola e poi conclude con Aprila!

Ebbene, credo che abbia proprio ragione, in fondo Gesù l'aveva già detto ai suoi discepoli: "la porta stretta e angusta conduce alla vita e pochi la trovano, quella larga e spaziosa conduce alla perdizione e molti sono quelli che vi entrano" (cfr. Mt 7, 12-14).

Quante tentazioni, infatti, esistono. Tutte promettono la felicità, il benessere, la gioia... sono veramente tante le finte porte che vogliono convincerci di essere dirette al "paradiso". Ma al di la di quelle belle porte c'è solo disperazione, noia e menzogna! Magari danno una gioia passeggera, ma poi? Cosa ne resta? Cosa dura nel tempo?

La porta che conduce alla vera felicità, invece, è scomoda, brutta, magari anche sgangherata e apparentemente poco affidabile dato l'esterno per niente convincente. Ma è proprio dietro quella porta che si trova la vera felicità, è proprio lì dietro che si trova la gioia che non finisce subito, è da quella porta che si arriva al Paradiso. Quella porta si chiama Gesù e l'unico modo per attraversarla è impegnarsi a vivere come suggerisce lui!

Il cielo ha una porta sola: devo solo scegliere di aprirla per scoprire la bellezza di ciò che nasconde!

So ascoltare l'insegnamento di Gesù? Mi fido di lui? 
So vivere con pazienza e fede le prove della vita, o mi scoraggio subito e cerco porte alternative?
So fare discernimento sulle situazioni della vita? Uso la fede per non cedere alle tentazioni?
Preferisco le cose facili e belle, o quelle apparentemente brutte e scomode?

lunedì 20 giugno 2016

Le labbra danno voce al cuore

Chi sei tu per giudicare? Perché non guardi prima te stesso?

Quanti disastri commettiamo con la nostra lingua! Quanta gente allontaniamo con la presunzione di essere bravi e perfetti cattolici. Quanto strumentializziamo la Parola di Dio per aggredire gli altri e giustificare noi stessi!

Le nostre labbra danno voce a ciò che alberga nel nostro cuore e si muovono a ritmo di ciò che lo fa battere?
Se nel cuore c'è il bene, dalla umia bocca non potrà che uscire bene. Se nel cuore c'è misericordia, dalle mie labbra non potranno che uscire parole buone e misericordiose. Se nel mio cuore c'è intelligenza di fede, prima di parlare della pagliuzza dell'occhio di mio fratello, penso alla trave del mio occhio. 

Cosa c'è nel mio cuore?

domenica 19 giugno 2016

La fede non è testa, ma ginocchia!

Anche a me oggi Gesù chiede: e tu chi dici che io sia?
Una domanda semplice se penso che so rispondere bene grazie al catechismo che ho fatto chissà quando! Una bella domanda se penso che Gesù mi sta chiedendo se lo conosco. Ma in fondo, chi non lo conosce? Lui è il più grande profeta di tutti i tempi, uno che ha saputo fare miracoli e dare fastidio... Ah! Gesù è anche quello di cui abbiamo i crocifissi in qualche stanza. Beh Gesù alla fine è un ideale impossibile. 

Ecco come sminuisco la mia fede. Chi è per me Gesù? Come credo? Quanto credo? Ma, soprattutto, quanto conosco Gesù?
La mia fede cresce nel momento in cui approfondisco la mia conoscenza col Signore e il Signore si fa conoscere nella preghiera. Quanto prego? Come prego? 
La fede non è questione di testa, non posso conoscere Gesù solo con la ragione, ma è fondamentale parlare con lui nella preghiera, quella fatta sulle ginocchia! Gesù pregava per conoscere il Padre. Ed era suo Padre! 
Se non aumento la mia conoscenza del Signore in preghiera, allora la mia fede e tutte le cose che potrei conoscere di essa "sono sole parole", come diceva una canzone. 

Nella preghiera capisco che Gesù mi chiede di seguirlo anche nelle prove difficili, perché aderire a Lui significa seguirlo anche sulla via della croce, che come mi ha dimostrato con la sua vita, non finisce con la disperazione della morte, ma con la gioia della risurrezione. 

E io che fede ho? Come aumento la mia fede? Chi è per me Gesù?

martedì 14 giugno 2016

Amare i nemici è il lievito della nostra vita

E se amare è difficile di per sé, figurarsi amare i propri nemici! 
Ma è qui che ci giochiamo la nostra fede. È qui la differenza tra chi crede e chi no, tra chi ha Gesù come riferimento e chi no. 
Per il resto è tutta questione di buona educazione...

Ne-mico = non amico. Sono amico nel momento in cui vado incontro all'altro, mi apro a lui, mi sforzo di conoscerlo e riesco a trovare in lui qualcosa per cui vale la pena donargli il mio tempo. Gesù lo ha fatto coi suoi discepoli (così tanto diversi da lui), con quelli che lo hanno tradito o abbandonato e che sembravano tanto amici (penso a Giuda, penso ai discepoli che al momento della croce scappano), con i peccatori, coi farisei e gli scribi, coi romani (di cui uno avrebbe voluto diventargli amico sotto la croce)...

Chissà quanti ne-mici ci sono oggi (di fede, di pensiero, di orientamento politico, di lavoro, di famiglia...)
Salutare il proprio amico o stimare chi ci stima non dà merito, perché è la cosa più banale e scontata del mondo. Noi non siamo chiamati ad essere banali, ma a dare spessore alla nostra vita, a crescere umanamente e spiritualmente... E il lievito della nostra vita è Gesù, il suo insegnamento, la sua vita!

Riesco a comportarmi come Gesù?
So essergli amico amando i miei nemici come ha fatto Lui?
Chi sono i miei nemici oggi?

domenica 12 giugno 2016

I piedi di Gesù come scuola d'amore

Per ben 3 volte il Vangelo indica i piedi di Gesù. La peccatrice ha capito che per essere esaltata dal Signore deve stare ai suoi piedi.
Gesù permette di fare esperienza di misericordia se sappiamo toccare il fondo e riconoscere di non avere altra via di scampo se non Lui solo. 
Riconoscerci peccatori e imparare a stare ai piedi di Gesù umilmente sono le chiavi della Paradiso, le vie della felicità eterna. 
Beato Paolo che dice che non è più lui che vive, ma Cristo vive in lui. Ma come facciamo a sapere se veramente Gesù vive in me? La prova del 9 è il perdono. Perdonare significa amare. E Gesù dice che "chi molto perdona, molto ama". 
E imparo ad amare/perdonare alla scuola dei piedi di Gesù. 

Come perdono/amo? Chi perdono/amo? Quanto perdono/amo?
Le mie scelte di vite considerano la volontà del Signore?

martedì 7 giugno 2016

Essere generosi dà sapore

Quante volte è capitato anche a me di sentirmi la richiesta di Dio di dargli completamente tutto quello che avevo… Le ultime cose che avevo! 
Proprio com'è successo alla vedova che, possedendo solo un "pugno di farina" utile per mangiare solo lei e il figlio, il Signore le chiede di fargli una piccola focaccia rischiando così di lasciarla senza provviste. Ma lei sceglie di fidarsi della Parola di Dio... E viene premiata per la sua generosità! Così a me il Signore chiede tante volte di fidarmi della sua Parola fino a dargli completamente tutto quello che ho... e anche quello che non ho! Mi ripete che fidandomi pienamente della sua Parola, Lui non lascerà insoddisfatto nessun mio bisogno. 
Solo mettendo in pratica e fidandomi di ciò che mi dice Dio posso dare il sapore di Gesù alla mia vita e di conseguenza essere luce per chi ancora vaga nel buio di chi non ha fede e non riesce a vedere la speranza… 

"Siete il sale della terra e la luce del mondo"

Quante volte la mia vita è stata insipida a causa della mia poca fiducia nella sua Parola? 
Quante volte la mia vita è stata buia e di scarsa testimonianza perché non ho saputo ispirare tutti i miei comportamenti alla sua Parola?

lunedì 6 giugno 2016

La gioia è la cima della montagna

Sono chiamato ad essere felice e la ricetta della felicità sta nelle Beatitudini che il Signore ci ha lasciato. Quante volte le ho lette, mi hanno anche affascinato queste belle parole... Ma questa Parola richiede un impegno troppo grande, è una vetta troppo alta e a volte non mi va proprio di sforzarmi, anche perché il mondo va in un'altra direzione...

"Beati coloro che saranno perseguitati a causa mia"

Credo sempre di essere un ottimo cristiano solo perché non uccido o non rubo... Ma spesso so fare molto più male ed essere un vero scandalo. Credo tante volte di essere veramente felice, ma spesso arrivata la sera faccio un resoconto della mia giornata e vedo che non c'è nulla di cui essere fiero... E dico sempre: Beati gli altri...

Perché non riesco ad aderire alle beatitudini?
Quale beatitudine in particolare mi manca? Su quale da oggi decido di impegnarmi?
Su cosa fondo la mia gioia?

La gioia è una vetta raggiungibile, non una montagna insormontabile. E come tale va conquistata (con sacrificio) scalando la montagna delle Beatitudini (con tutte le sue difficoltà)! E se si cammina in cordata la fatica cala. 

venerdì 3 giugno 2016

Tutti pecore e tutti pastori

Il Vangelo del sacratissimo cuore di oggi, non riguarda solamente il cuore dei preti, ma indica un atteggiamento che deve accomunare tutti i fedeli in Gesù. Nella parabola della pecorella smarrita Gesù chiede "chi, avendo 100 pecore se ne perde una, non lascia le 99 per andare a cercare quella che ha perso?".
Questa domanda è rivolta sicuramente ai preti che hanno il dovere di andare a cercare quelle persone che si sono allontanate dalla fede, dall'ambiente di preghiera… Ma è anche un dovere di ogni cristiano: prendersi cura della pecora che si è persa, del vicino di casa che non crede o crede a modo suo, del ragazzo che preferisce altre distrazioni ai valori cristiani, di chi crede di essere libero solo se fa di testa sua giocandosi la propria vita... 

Ma a ben vedere, la parabola sembra che dica ai fedeli che devono prendersi cura dei propri preti! Infatti, se agli occhi di Dio tutti facciamo parte del suo gregge, anche il patore è ancora una pecora. 

Quanti preti sbagliano, si perdono e non vengono capiti, non vengono aiutati, non vengono cercati dai suoi fedeli per i quali magari quel pastore sta facendo tanto! E se sta facendo male, dove sono quei fedeli che lo incoraggiano, o lo esortano umilmente a correggersi e a tornare nel gregge di Dio? Dove sono quei fedeli che sappiano stare attenti a colui che ogni giorno (nel bene o nel male) dona Dio attraverso l'eucarestia?

Io dove sono? Cosa faccio?

giovedì 2 giugno 2016

Ascoltare Dio è essere spreconi

“Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l'unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza” (Mc 12, 28 ss)

Ecco il primo comandamento! Ascoltare.

È dal l'ascolto che nasce la conoscenza. 
È dall'ascolto che imparo l'obbedienza a Dio. 
È dall'ascolto che imparo ad amare Dio e il fratello! E Gesù dice pure come devo amare: con tutto me stesso. 
Chi ascolta Dio sa amare. Amare è essere spreconi! Amare è infinito, non ha limiti. Ce lo ricorda anche sant'Agostino: "La misura dell'amore è amare senza misura". 

So mettermi in ascolto di Dio?
Amo? Come amo?
Quanto trattengo del mio amore?

mercoledì 1 giugno 2016

Fede in Dio o nel mio Io?

Paolo dice: "Ti ricordo di ravvivare il dono di Dio, che è in te mediante l'imposizione delle... mani" (cfr 2Tm 1). Quanti preti nel corso del mio cammino di fede mi hanno imposto le mani per donarmi lo Spirito Santo! Sono custode, tabernacolo, dello Spirito che vuole agire attraverso di me e ravvivare la mia e l'altrui fede. Non devo impedirglielo!
Poi Paolo ricorda: "Non vergognarti dunque di dare testimonianza al Signore nostro". Chissà quante volte non ho testimoniato la fede per paura di essere giudicato magari come esaltato... Eppure Gesù non si è mai vergognato di me e dei miei vergognosi peccati, anzi mi ha incoraggiato a riprendere la dignità che avevo perso!
Che tragedia quando non mi lascio guidare dallo Spirito! Che imbarazzo se il Signore mi dicesse che sono in errore perché non conosco "le Scritture, né la potenza di Dio" (cfr Mc 12)! In effetti molto spesso mi costruisco una fede personale, a mo' di Ikea, dalla quale prendo solo ciò che mi serve e l'adatto a mio piacimento, mi giustifica in tutto e fa di me un Dio...



In cosa/chi credo veramente?
Come custodisco la mia fede?
Come mi preoccupo di farla crescere? Mi faccio seguire nel mio cammino di fede?
Mi vergogno di testimoniare Cristo?
Quanto Gesù passa attraverso i miei atteggiamenti/parole?