domenica 23 luglio 2017

Ansie da prestazione di fede


Ma perché ti precipiti? Frena le tue ansie da prestazione! Essere credente non significa catapultarsi in tutte le situazioni come un carro armato e agire in modo sconsiderato. Spesso per fare il bene a tutti i costi si produce il male!

Di questo tratta la parabola del grano e della zizzania che Gesù (Mt 13, 24-43) racconta alla folla. Egli sta parlando del Regno di Dio paragonandolo a un seme che per quanto piccolo, se lo accogliamo e lo curiamo, diventa grande e si trasforma in qualcosa di vitale e meraviglioso, trasformando la nostra stessa vita. Pensiamo a quante persone vivono senza Dio, non lo accolgono, non lo considerano assolutamente! Quanta povertà d'animo, quanta volgarità, quanta piccolezza umana!

Al contrario c'è chi si dice talmente credente da voler intervenire in modo fondamentalista e produce il male credendo di fare il bene. È l'ansia da prestazione che Gesù cerca di farci tenere a bada, infatti con questa parabola ci insegna almeno 3 cose:

1. PAZIENZA: spesso quando ci sforziamo di fare il bene ma vediamo il male camminare al suo fianco, ci irrigidiamo con l'intento di estirparlo. Ma Gesù insegna che zizzania e grano, ovvero male e bene, devono crescere insieme. In fondo se non ci fosse il male, come farei a capire ciò che è bene? Bene e male sono due aspetti sempre presenti nella nostra vita. 

A volte capita che in una comunità (familiare o religiosa, di lavoro o di amici, ecc.) quando c'è qualcuno che non rientra nei nostri ideali lo avvertiamo come il male da estirpare. Inizia così la lotta al "male" (dimenticando non di rado che abbiamo a che fare con una persona umana) fino a togliere la dignità o a massacrare l'esistenza dell'altro: subentrano gelosie, invidie, pettegolezzi, atti sconsiderati, parole che feriscono... il male prende il sopravvento benché l'intento fosse di raggiungere il bene. 

Il Signore invita ad avere pazienza e a non impegnarci a tutti i costi per eliminare la zizzania perché anziché toglierla potremmo aumentarla. Inoltre c'è anche un aspetto educativo: S. Agostino diceva che a volte si è zizzania e poi si diventa grano buono. Dobbiamo quindi attendere e aiutare l'altro a capire il male da evitare e il bene da fare.

2. ATTENZIONE: nel Vangelo sentiamo che mentre il seminatore dorme, si insinua il nemico per spargere zizzania. Spesso quando abbassiamo la guardia (per stanchezza, scoraggiamento, sconforto...) il male prende il sopravvento apparendo l'unica alternativa possibile e ammantandosi di positività. Tenere lo sguardo fisso sul Signore aiuta a tenere gli occhi aperti e a riconoscere i pericoli.

3. UMILTÀ: saper attendere è un atto di umiltà, ma lo è molto di più non sentirsi risolutori di tutte le situazioni come se fossi l'unico detentore della verità. Gesù dice che al momento che riterrà opportuno, manderà Lui stesso qualcuno a mietere. Spesso, quindi, non tocca a noi farlo. Dobbiamo esercitare l'arte dell'umiltà e chiedere al Signore qual è il mio ruolo? Cosa devo fare io? Non spaventiamoci se la risposta dovesse essere: prega. Pregare è la cosa spesso ritenuta più inutile, ma è ciò che qualcuno dovrà pur fare per chiedere che si crei una circostanza o che venga presto colui che risolverà quella determinata situazione nel modo, magari, che meno ci si aspetta. Tu non puoi fare tutto. Rilassati!

Gesù conclude dicendo: «chi ha orecchi, ascolti». La Parola quindi va ascoltata, accolta, praticata perché cresca e diventi grano buono... altrimenti rischia di trasformarsi in zizzania!

  • Che immagine ho di Dio? Dormiente? Disinteressato? Del potente che si rilassa piuttosto che intervenire in modo prorompente?
  • Il Regno di Dio è già seminato tra noi. Come lo accolgo? Come mi preoccupo di farlo crescere? Come attendo la mietitura?
  • Perché a volte voglio essere per forza io a mietere?
d. Domenico




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